venerdì 29 maggio 2015

Cookie Policy

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venerdì 6 febbraio 2015

Intanto, non perdiamoci di vista...

A volte si cambia per ricominciare.
A volte si cambia perché tutto resti com'è.
Ho pensato che il post numero 600 andasse bene per mettere la parola fine a quasi sette anni di Garage.
Perché?
Non lo so di preciso, così come non so se ricomincerò da qualche altra parte, con un altro titolo, un'altra piattaforma, un'altra copertina...
Sono stati begl'anni, sicuramente, in cui ho postato ogni giorno per mesi e sono stato via per settimane.
In cui ho scritto, recensito, polemizzato, ca**eggiato, ironizzato: ho detto insomma quello che mi passava per la testa.
In cui ho conosciuto tantissima bella gente; qualcuno continua a bloggare ancora, qualche altro ha smesso, qualche altro ha cambiato registro. *
La vita, insomma.
E poiché, come dice il poeta, la vita continua anche senza di noi, mi inchino al mondo e al suo fluire e vi saluto.
Ah, e come diceva il Serg. Esterhaus ai suoi uomini dopo il rapporto giornaliero in Hill Street giorno e notte: «State attenti là fuori».






Nino e Juan Segundo 

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* però qualcuno devo ricordarlo, è d'obbligo.
In ordine strettamente "come capita": Glauco, Ariano, DavideNick, AlexDonataSimoneDanieleGianlucaAngeloLucaFerruccioFrancescaEnzoEduAlessandro, Eddy... 
Sicuramente qualcuno l'ho dimenticato, perdonerete la mia memoria, ma con me ci siete tutti... 

AGGIORNAMENTO: se qualcuno dovesse essere interessato, ci siamo TRASFERITI QUI

martedì 13 gennaio 2015

Paolo, Giobbe e i "doni" di Dio

“Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me.
Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.”
(2Cor 12,6-9)


Chi più di Paolo può dire di aver ricevuto da Dio doni a non finire, come uomo (la sua eloquenza e forza d’animo) e come cristiano (le rivelazioni ricevute e, anzitutto, la conversione straordinaria)?
Eppure proprio Paolo confessa di avere un pungiglione nella carne, qualcosa che lo tiene coi piedi per terra perché non insuperbisca per la grandezza della sua situazione personale. Egli parla di un inviato di satana che lo “schiaffeggia”.
Per ben tre volte (tre è numero perfetto, come a dire che ha fatto tutto il possibile) ha pregato Dio che lo liberasse da quest’afflizione, ma Dio stesso gli ha risposto: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. La potenza di Dio, infatti, si serve degli uomini e della loro debolezza, non è limitata da essa.
Un altro personaggio biblico che ha ricevuto queste “attenzioni” da parte di Dio è Giobbe.
Leggiamo in Giobbe 1,6-12:
“Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.”
Egli è “integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male” tanto che il Signore (secondo la mentalità dell’epoca) lo aveva coperto di beni materiali oltre che della bontà degli affetti familiari.
E qui interviene ancora satana, il quel dice a Dio: “Giobbe ti ama e ti serve perché tu lo ricopri di beni.” Satana è il mentitore per eccellenza, da sempre! “Ebbene, lascialo solo e povero e vedi come reagisce.”
Dio permette anche questa prova a patto che sia conservata la persona del suo servo. Così Giobbe viene colpito, ma continua ad essere un fedele adoratore e servitore (Gb 1,21: “e disse: «Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!»”).
Tutto ciò ancora non piace a satana che allora chiede a Dio di colpirlo ancora, questa volta direttamente nella persona. E Dio lo concede a patto che sia preservato la sua vita (Gb 2, 3-6)
Conosciamo la storia di Giobbe e come Dio alla fine lo benedisse più di prima (Gb 42, 10-17) a causa della sua fedeltà anche nelle gravi avversità patite
La riflessione su Paolo e Giobbe vuol mettere in evidenza come ricevere favori e benevolenze da parte di Dio non comporta anche benessere materiale, notorietà, ricchezza; non sono questi i doni di Dio!
Anzi poiché siamo uomini, deboli e facili prede dell’egoismo, Dio stesso permette che attraverso difetti, lievi o gravi, imperfezioni, avversità, siamo “schiaffeggiati” per ricordarci che “ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi” (Giacomo 1, 17). Questo per evitare che la superbia, che come dice l’apostolo Giovanni viene dal mondo e da satana suo signore (1Giovanni 2,16), si impadronisca di noi.
L’esempio delle vessazioni diaboliche contro fra Pio da Pietrelcina ne sono la prova.
Quante volte abbiamo detto a Dio nella coscienza che “il nostro cuore non ci rimprovera nulla” (1Giovanni 3,21), sapendo di camminare nelle Sue vie: perché non riesco a vincere questo difetto? perché continuo a commettere questo peccato? Perché continuamente mi sento portato via dalla Tua luce e non sento nel mio cuore la Tua pace?
Dio non ci ha abbandonati: come potrebbe un Padre abbandonare un figlio devoto?
Crediamo invece che Egli ci ama sopra ogni cosa, e ringraziamolo di tenerci con ogni mezzo coi piedi per terra per evitarci che la superbia si impossessi della nostra vita e ci consegni al nemico.
Sappiamo infatti che “… né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Rom 8, 38-39)


Juan Segundo

(post già pubblicato nel gruppo biblico La Lampada)
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