giovedì 30 agosto 2012

I racconti di Marco Vergerio: Il dito


E torniamo alla scrittura.
Dopo aver avuto la debita autorizzazione dall'autore, Marco Vergerio, vi propongo tre suoi racconti, che risalgono ad almeno una decina di anni fa.
Dopo di allora Marco (che avete l'onore di vedere nel bag di copertina) non ha più prodotto niente, tranne una gran quantità di frittura di pesce, di cui è grande esperto, accompagnato da abbondanti quantità di wiskey rigorosamente single malt.
Se avrete il tempo e la pazienza di leggerli, vi accorgerete che non sono racconti ma avventure dello spirito (e qui non so se mettere la maiuscola o la minuscola!).
Ho lasciato il testo così come nell'originale: le eventuali imprecisioni e imperfezioni linguistiche hanno tutte un senso, almeno per l'autore.
Il primo brano ha per titolo Il dito, ed è un noir ambientato a Vercelli, sua città natale.
Seguirà Derapare e. (col punto finale) ed infine quello che ritengo il suo capolavoro: Testa di tassista, che racchiude tutta la filosofia di vita di Marco.
Per quanto possa sembrare, questo che segue non è uno scherzo o una boutade, ma un racconto vero e serio. 
È per questo che ritengo Marco (seriamete parlando) un genio della scrittura.

Il dito
-Quello e’ proprio un dito!!
-Se gli occhiali invece di metterli li lasci a casa sono convinto che tu veda mani che sbucano dalla sabbia anche in pieno asfalto di periferia!!!-Ti dico che e’ un dito Ezio!!un dito umano, dico..-Secondo me e’ un pezzo di uno di quei tubi bianchi di plastica e stoffa che si usano tipo…-…tipo un dito! che serve per indicare, scaccolarsi, grattarsi, per tutto cio’ a cui serva un dito!-…tipo per il gas del fornello o checazzoneso’…per l’acqua…-Io dico, Franco, che e’ un vero peccato che un ragazzo della tua eta’ sia gia’ in questo stato di degenerazione psicoinduttiva, ti dico che e’ un dito umano!andiamo a vedere!
Scoscesamente, ma non troppo, scendere gli argini del fiume. Scintilla poca acqua nel letto del “Mosto”. Epica via fluviale che si narra, in tradizioni popolari antichissime,avesse percorso questa zona come mosto d’uva per inebriare gli avamposti primordiali dediti al suo culto. Brilla per quel che c’e’ ne’ incalzato dal caldo indecentemente umido in quei posti nel mese di luglio.Capirete perché Franco e Ezio sono di già accaldati confusi sudati e scorticati.F, con il sudore che brucia la vista – Non lo vedo più, giuro che era qua!.E, una camicia da buttare mezza manica lasciata su un rovo poco più a riva - Che caldo!! Non si respira..non c’e nemmeno il sole!.Una lieve grigiallognola foschia alta, densa quanto basta, si era svegliata e stava facendo colazione seduta davanti al sole; sono le sette, circa, la sera. E’ venerdì, alta pressione…
Franco trasuda o per meglio strasuda, si ferma un secondo prova a prender fiato , fra se - Uffff!! Banfiiju! Nel mezzo di questo sudicio letto di fiume , niente dito, meglio prender fiato…alza la testa!!.La riabbassa subito,cerca di sgrovigliare un pacchetto di sigarette da una tasca, tutto gli si appiccica addosso:i vestiti, le idee, i testicoli alle cosce: la lingua al palato scivola su un ascesso da caldo infame!, si accende una sigaretta, respira a lungo mette a fuoco.E, - Eccolo!! E’ un tubo! Te l’avevo detto!.F, - Fammi vedere- buffa fumo di sigaretta ovunque.Si avvicinano, si avvicinano di piu’ ..abbassano le teste..CAZZO E’ UN DITO!!!F, - Umano!.Culate e capitomboli, ritti via di li’ fermarsi, ragionare. A distanza di sicurezza. Da cosa?E, - Franco avevi ragione e’ proprio un dito umano mi vien fin da vomitare!. Accenna un gesto di repulsioneF, - Dovremmo avvisare qualcuno di ‘sto dito credi vero Ezio?.
Il sole picchia forte anche dietro alla foschia che ha deciso di godersi lo spettacolo dei due a che fare con un dito, anzi asciuga l’aria e la trasforma in acqua in un non necessario aiuto per i nostri.Ci troviamo nel letto asciutto del fiume “Mosto” all’altezza della bassa conca di dove fa caldo e la terra suda anche d’inverno. Più in alto dove l’uomo fa saltare il corso del Mosto per deviarne le acque e d’estate, che si prosciuga, lascia parecchio da vedere o, almeno, così pare…E, - di,’ glielo avranno tagliato quel dito Franco?.F, - Sicuro, nessuno perde un dito nel fiume, credo e poi dobbiamo accertarci che sia un dito per davvero: andiamo in paese, diciamo loro cosa abbiamo trovato, vengono qui e poi era un pezzo di tubo..non e’ un bel gesto, Ezio, convieni?.E, - In fondo e’ un dito o un tubo, in fin dei conti e’ solo un dito..
Avanti un passo che quasi non si sente il rumore delle pietre sotto ai piedi.Avanti due che manca l’aria F, fra se - Che posto malsano dove vivere devo cambiare aria il più presto possibile..E’ tutto grigio e immobile…speriamo in un acquazzone!!
IIF, - Sembra proprio che non ce lo tiri addosso sto temporale, sembrava, sembrava, ma si e’ spostato, ci vorrebbe proprio una bella tempesta!E, - Cosi’ ci leviamo dai coglioni e molliamo sto dito!!.Fermi dritti davanti al dito , scostati per non farsi ombra.Proprio un dito conficcato nella sabbia del fiume vicino riva.Infilato pero’ dal basso all’alto: si vedeva, cioe’, l’unghia e si distingueva la forma di un indice.F, - Be’ visto da cosi’ vicino non e’ poi cosi’ tanto schifoso ‘sto dito!.E, - Gia’ e ora ci tocca di avvertire le autorita’: che ne so la polizia o l’ obitorio…F, - Si’ o il macellaio. Dammi retta Ezio andiamo verso il paese piu’ vicino li avvertiamo del fatto, si, cioe’, del dito. Andiamo magari nel bar di ‘sto paese facciamo un giro di vino e raccontiamo della nostra scoperta.E, - Risultato?.F, - Risultato vengono tutti qui a vedere, sai com’e’ nei paesi…, fanno un po’ di confusione, sicuramente quello che chiama i gendarmi ci sara’ di sicuro, sai com’e’ nei paesi…,un amico della polizia locale c’e’ sempre al bar, e noi ci dissolviamo nel trambusto e ce ne laviamo le mani..E, - Forse non e’ una cattiva idea…
Mettere insieme le idee, scopo comune e prioritario e decisamente una gran sete. Franco agile come non mai sale l’argine, Ezio recupera la manica e avanza a balzelloni. La grigiallognola foschia sempre piu’ divertita gia’ li aspetta in macchina.L’auto di F, roventemente sottomessa a Luglio ed ermeticamente sigillata e’ il loro punto di non ritorno….
SSSsbrrruuumbababba!! Pac.
E – E fai partire ‘sto cesso!! Che non si respira qui dentro!
F – E’ quasi a secco ci vuole un attimo…Parte. Franco al volante e’ sicuro stabile e collaudato. Esce dall’intrico di rovi terra e vegetazione che imperversa sul viottolo che li porta alla strada principale, oddio…se cosi’ si puo’ dire.E – Perche’ hai girato a sinistra, noi non siamo venuti dall’altra parte Fra’?F – Mi sembra di no, comunque di qui c’e’ sicuro un paese e guarda un po’ c’ e’ un agricolo in bicicletta che viene verso di noi.Cade l’ultima goccia carbura scoppia scarica. L’auto esala l’ultimo velenoso respiro.F , con gli occhiali, li aveva in macchina, il sudore sulla fronte e la disperazione nel cuore – Siamo a piedi..Non si contano gli insulti, anche pesanti, sono quasi arrivati alle mani.
Ezio inferocito scende dalla macchina. Sbatte la porta. Alza la testa.Franco fuma. La foschia grigiallognola sta rendendo la serata impossibile all’uomo in bici che, nonostante l’abitudine e le branchie, arranca sui pedali.
Il ciclista, - Problemi ragazzi?.Vecchio dei suoi anni, cappello di paglia a larghe tese calzato con affascinante abitudine, bicicletta antica ma oliata, sguardo sincero, rotondo quanto basta, roseo come i suini di cui si nutre.
F, – Un problema serio! Siamo senza benzina.Il Vecchio, - Serio per davvero…il primo benzinaio piu’ vicino sara’ a circa dieci chilometri da qui pressappoco; sono in forma, ma credo che non riuscirei neanche a portare uno di voi con me sulla bici!.Stramaledizioni ingiurie calci all’auto.E, - Evviva! Una scampagnata nel bel caldo umido di luglio, dieci chilometri, niente di che, cosa vuoi che sia, io in auto ci vado anche a pisciare.F e’ stralunato, continua a fumare preoccupato del numero di sigarette che ha e che riuscirebbe a bruciare a questo ritmo. Sale la tensione.Il vecchio ciclista sputa, letteralmente, un sibilo, - Uuuuaaaaahhhaaa!!!La risata taglia il quieto imbrunire immobile nella bassa piana d’intorno.Anche la nebbiolina si alza indispettita dal sogno dei due a che fare con un dito e decide, fin un po’ indispettita, di farsi un giro.Quasi si alza un filo d’aria…
Il vecchio ciclista col cappello, - Il paese si chiama U. .Sempre dritto, di fatto, c’e’solo questa strada. Dieci chilometri! Sicuramente troverete qualcuno che vi riporti qui. Buona passeggiata..Zompa in sella e se ne va, per la verita’ neanche troppo dritto.Franco si risveglia, anche Ezio ricomincia a mettere a fuoco.E, - Niente da fare, in marcia!.
III.
Calamitare la carne con l’asfalto, respirare terra e acqua, sciogliere il tramonto mentre vedi la luna che gia’ da ore passa viva sulle nostre teste….E, - E’ quasi due ore che camminiamo, sta per far buio, Franco preferirei allungare il passo, sai.. il dito, quello strano vecchio ciclista, comincio ad aver voglia di tornare in citta’.F, - Ci arriviamo in citta’, scordati del dito. Cerchiamo benzina e un passaggio, recuperiamo l’auto, fumiamo, e ce ne andiamo a casa.E, - Non parlare troppo forte… si abbassa la pressione ecco la foschia che avanza, guarda il sole Franco, rosso marcio d’acqua come un pomodoro d’inverno, ma siamo d’estate.F, - Il paese e’ li’ guardati attorno..
Inanimato agglomerato cementato non piu’ di un secolo fa, posticcia struttura alla merce’ del Mosto che, quando e’ il suo tempo, riinonda il suo territorio noncurandosi di chi e perche’. Muri biancastri dall’umidita’ si presentano tutti uguali ai Nostri: stravolti sudati e per nulla divertiti dal buio che ormai incombe sul paese in silenzio.
Franco schiaccia una zanzara sul viso.
SSScccciac!.F, - …E brutta troia!. Una di meno.E, - Ci sara’ un bar in questo dannato paesino?. Se non c’e’ neanche il bar giuro che mi stendo qui in mezzo alla piazza e aspetto domattina, lo giuro!!
Il bar c’e’, anzi, frigge di cristiani in cerimoniosa riunione al cospetto di una partita di calci ad un pallone. Ne’ uno ne’ due: i Nostri sono gia’ al bancone riarsi e visibilmente affaticati.E, - Buonasera! Non avrebbe dell’acqua, che ne so… se ha una bottiglia grande o… anche piccola.. e una birra..F, - Due!.L’oste non ha volto, la gente schiamazza e commenta in lingue incomprensibili. Seduti al tavolo. Primo bicchiere, secondo, terzo; la birra.Priorita’, scopo comune, mettere a fuoco.F, - Sono stanchissimo, ora che mi sono seduto credo che non riusciro’ piu’ ad alzarmi, ho le gambe di granito!
E, - Se tutto va bene ne dovremo fare pochi di chilometri; guarda in giro se vedi un avventore che faccia al caso nostro Franco..F, ricalza gli occhiali estratti da una tasca e scruta con interrogazione il bar tutto.  

TIM

2 commenti:

  1. Insomma... non è male, però è un po strano, è abbastanza grezzo,magari avrebbe bisogno di una "limatura" e di una maggiore "sgrezzatura", ma toglimi una curiosità, il racconto si conclude così ?

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  2. il bello della scrittura di Marco (in tutto ha prodotto 4 racconti!) è che le sue storie sono proprio così come le leggi, sembrano non avere né capo né coda, essere senza finale, e invece hanno un loro senso. A Marco, infatti, interessa cogliere l'attimo della storia, il momento, non badare al contorno o avere un editor. La storia è quella e basta. Quando pubblicherò l'ultimo racconto (Testa di tassista) sarà tutto più chiaro: è la sua filosofia di vita agghindata alla meglio in qualche storia popolata dai suoi personaggi-amici e dai suoi luoghi.

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