sabato 29 ottobre 2011

Non vedo perché...

qui
... devo dare il mio contributo di solidarietà col solito SMS da 2-5-10 euro per la prima delle annuali alluvioni causate dal fancazzismo e dall'incapacità di chi viene profumatamente pagato per evitarlo, quando lo Stato ha deciso di spendere ugualmente 1 miliardo e 770 milioni di euro (tanto per cominciare) per costruire il ponte sullo stretto di Messina.

Costituzione della Repubblica Italiana, art. 9:

(La Repubblica) Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

E, aggiungo, la salute e la vita delle persone

TIM

mercoledì 26 ottobre 2011

Le interviste possibili: Francesco Moretta

E così ho recuperato anche l'ultima delle interviste.
Lui è stato impegnato in questi ultimi giorni in un pezzo a quattro mani sul Lo strano caso del cimitero di Highgate, e certe frequentazioni, si sa’, sono pericolose. Ho deciso di intervistare Francesco Moretta non tanto perché i temi del suo blog siano quelli che affronto ogni giorno (anche se su diversi concordiamo), ma perché lui ne scrive in modo approfondito e soprattutto con passione, e questo mi ha dato modo di pensare che, probabilmente, Francesco abbia da dire qualcosa di personale e diverso al nostro piccolo mondo di blogger. Perché il nostro è un piccolo mondo, per quanto ci vogliamo illudere che quello che scriviamo possa cambiare quello grande, quello fatto da giornali, televisioni, politici, banchieri. A meno che non pensiamo che una goccia, piano piano, possa bucare la roccia. E anche questo è vero e, soprattutto, da speranza. Così ecco le consuete domande rivolte ad un misterioso (per ora) abitatore della rete. Francesco Moretta ci aprirà il suo mondo e noi, in punta di piedi cercheremo di saperne un po’ di più su ciò che succede dalle sue parti. Noterete che ha saltato alcune domande, in particolare quelle sull’attualità italiana. E’ forse un modo di prenderne le distanze? O di rifiutarne quasi l’esistenza per non doverci fare i conti? Magari lo scopriremo leggendo le risposte agli altri quesiti.


Devo ammettere di sapere molto poco di te, quindi per cominciare qualche notizia anagrafica non guasta.


Ho 24 anni e vivo in un paesino chiamato Belgioioso vicino a Pavia. Studio Scienze Politiche e ho una smisurata passione per film, fumetti, libri e per l’Horror, passione che mi porto dietro da quando ero piccolo.


Bene! Vedo che siamo quasi vicini di casa, visto che io vivo a Vercelli. Perciò sicuramente abbiamo qualcosa in comune: le zanzare d’estate! E, dimmi: cosa ha allietato la tua infanzia e giovinezza parlando di letteratura, cine-tv, musica? La tua famiglia ha in qualche modo indirizzato le tue scelte?


Ho sempre letto molto fin dall’infanzia e in questo c’era lo zampino di mia madre. Lei mi ha abituato a leggere già da prima che andassi a scuola, ma in merito alle letture ero io a scegliere in parte influenzato dal mio gusto per il macabro. (All’epoca leggevo di nascosto i Dylan Dog che comprava mio zio,cosa che mia madre non approvava). Mio padre invece mi ha influenzato molto in merito ai film, lui mi ha incoraggiato verso le mie prime visioni. I fumetti invece sono stati una mia scoperta iniziando con Topolino per passare ai supereroi e i Bonellidi e infine approdare a letture più impegnative come Hugo Pratt o i francesi Enki Bilal e Moebius.


Ed ora, alla tua venerande età, come sono cambiati, se lo sono, i tuoi gusti?


Sono diventato più esigente. Un tempo bastava poco per rendermi soddisfatto, ora invece come ogni lettore/spettatore che si rispetti pretendo qualcosa che sia almeno ben scritto. Inoltre nel corso degli anni mi sono interessato anche al Western e al Giallo classico generi che un tempo non mi attraevano per nulla.


Anch’io in questi ultimi tempi ho avuto una deviazione verso la narrativa poliziesca (anche se so che i puristi diranno che giallo, poliziesco, noir ecc. sono generi completamente diversi), ma mi interesso soprattutto di scrittori italiani moderni. Comunque, per tornare a te, ti piacciono il posto e l’ambiente dove sei cresciuto, e come ti hanno influenzato anche nella scrittura…


Sono cresciuto in un classico paesino di Provincia, un posto piuttosto noioso e poco stimolante dove tutti si conoscono. E dove chi ha i miei interessi non è proprio ben visto, perciò no non amo particolarmente dove vivo e non penso che mi abbia influenzato. A influenzarmi sono stati gli scrittori che leggevo. Invece sono molto legato a Pavia come città e posto umano, amo visitarla e inoltre molti miei amici sono di quelle parti.


Sei ancora molto giovane, almeno rispetto a me, quindi presumo che il rapporto con la tua famiglia sia ancora molto stretto. Normalmente infatti, andando avanti con l’età, si fanno esperienze sempre più personali ed individuali, quindi è normale un distacco anche fisico dal gruppo in cui si è cresciuto. La tua famiglia si interessa a quello che fai ora, come blogger, scribacchino, artista…


I miei genitori sanno che gestisco un blog ma non se ne interessano particolarmente il che mi sta bene perché in caso contrario mi sentirei… sorvegliato. Mio fratello dal canto suo segue le recensioni che scrivo e spesso sento la sua opinione in merito. Tra l’altro recentemente pure lui ha aperto un blog.


Per questa domanda ho sempre avuto cazziatoni paurosi perché quasi tutti mi hanno detto che gli amici non si scelgono. Ma d’altra parte si incontrano decine di persone ogni giorno e non con tutti si instaura un rapporto di confidenza anche profonda (possiamo definire così l’amicizia?); quindi c’entra sicuramente una opzione volontaria per cui con qualcuno si quaglia e con qualcun altro no. Ma sono gli incerti del mestiere di intervistatore. Tu, a questo proposito, come scegli gli amici? E loro, i colleghi di lavoro o di studio, condividono i tuoi stessi interessi, conoscono la tua passione per la scrittura o sanno che gestisci un blog che magari si interessa di ‘cose strane’?


Per molto tempo non ho avuto vere possibilità di scegliere i miei amici, vivendo in un paesino non avevo molta scelta e dato che nessuno condivideva i miei interessi ogni mio tentativo di farmi degli amici naufragava penosamente. La situazione cambiò al liceo dove iniziai a conoscere nuove persone e a stabilire delle amicizie durature. Da quando poi bazzico nel web ho anche fatto conoscenza con altre persone e pur non avendoli mai incontrati li considero comunque degli amici. Nello scegliere le mie amicizie guardo soprattutto al carattere, ma ricerco anche interessi affini ai miei. Di solito quando questi due elementi non sono compatibili è difficile stringere un rapporto duraturo (almeno io la penso così). Alcuni miei amici esterni al web sanno che gestisco un blog ma non lo seguono.

Qual è il tuo rapporto con la fede? sei credente? in un dio o in qualcosa che sta al di fuori di te?

Pur non praticando nessuna fede riconosciuta credo comunque nell’esistenza di un Dio o di una realtà ultraterrena. La mia idea di Dio è di un entità al di là di ogni concezione umana, perciò non nutro molta simpatia per le religioni rivelate e i loro dei-patriarchi, francamente troppo umani per sembrarmi credibili.

Prova a pensare ad una cosa, una qualunque, che vorresti restasse di te.

I miei album di immagini, sul mio computer ho una collezione di immagini di ogni tipo e genere e l’idea che possa sparire da un momento all’altro mi rattrista parecchio.

Ultima domanda (è Francesco che l’ha posizionata qui –N.d.R): c’è un personaggio o un fatto (storico, politico, religioso, sociale) a cui ti senti particolarmente legato e/o che ha influito e influisce sulle tue scelte?

Ecco potrà sembrare strano ma un personaggio storico a cui sono molto legato è il pistolero Wild Bill Hickok. Ad affascinarmi in lui oltre al suo talento con le pistole e il suo lato umano. Hickok era pieno di difetti ma cercava sempre di fare del suo meglio anche in situazioni difficili(come quando lo nominarono sceriffo ad Abilene). Questo per me è un ottimo insegnamento.

E con quest’ultima rivelazione sul rapporto tra Francesco e il mondo di sceriffi e cow boy, chiudiamo quest’incontro.
Dicevo all'inizio che questa è l'ultima intervista programmata. Ma non è detto che magari più in là non ne spunti fuori qualcun'altra (avevo inviato anche altri inviti, ma non ho avuto risposta, almeno finora, oppure ho ricevuto gentili dinieghi; tutte le scelte vanno rispettate ma non si sa mai che si cambi idea). Se poi c'è qualcuno che vuol farsi avanti, lo faccia tranquillamente, senza falsi pudori; qui non siamo da Fazio o da Vespa, siamo in famiglia e tutto è fattibile. La musica con cui terminiamo è come sempre quella scelta dall’intervistato. Paura!


TIM
(le altre interviste possibili: Nick, Simone M., Glauco, Alex, Edu, Ariano, Elvezio, Luca, Gelostellato, Enzo, Davide, Gianluca, Ferruccio, Angelo, Daniele Lapenna, Donata, Daniele Imperi, Zweilawyer e Francesca)

martedì 25 ottobre 2011

Vota e fai votare: il migliore e il peggiore (II°)


qui

Dopo l'enorme insuccesso della prima puntata del mio blog-voto su il migliore e il peggiore libro letto di SF hard, sono di nuovo qui.

Perché insuccesso? Sicuramente 4 risposte sono effettivamente poche, e poi, soprattutto, mi sono reso conto di aver reso un cattivo servigio al buon Angelo, che per la SF italiana (in particolare) si sta impegnando allo stremo, mettendola troppo sullo scherzo.
Dunque i risultati della scorsa settimana sono stati questi:
I migliori: Ringword (L. Niven), La fattoria degli animali (G. Orwel), Schild's Ladder (G. Egan), 2001 Odissea nello spazio (A. Clark) tutti con 1 voto. (Aggiornamento: Terra (D. Brien))
I peggiori: La guerra contro gli Chtorr (D. Gerrold), Mozart di Atlantide (S.M. Navarra), Solaris (S. Lem) anche questi tutti con 1 voto.
(Aggiornamento: qualcosa di L. Niven)
Naturalmente io non conterei il voto di S.M. Navarra quanto al peggiore, per ovvi motivi.
Bene, la settimana scorsa ci siamo divertiti. Ora vorrei che cominciassimo a fare sul serio. So' che siamo tutti in grado di farlo, che siamo tutti preparati e che io non avrei dovuto mettere la tettona in copettina. Chiedo venia, ma mi sono fatto prendere la mano.
Così questa settimana vi sottopongo un'altra corrente della SF. Votate per

IL MIGLIORE E IL PEGGIORE

libro di SF New Wave, che annovera (da quello che dice sua maestà Wikipedia) il mio Philip K. Dick.
Una curiosità: tutti sapete che io sono un fan sfegatato di Dick, eppure non mi sono fatto ancora un'idea di quale sia il suo vero secondo nome. Infatti, secondo Wiki e molti altri autorevoli siti la K. starebbe per Kindred (il cognome della madre), per altri starebbe per Kendrad. Certo c'è poca differenza e poi quello che conta è ciò che ha scritto. Mi pare però che il parere dell'Enciclopedia on line per eccellenza sia il più plausibile. Fatemi sapere se avete notizie sulla cosa. A proposito, se vi può far piacere, ho scoperto da poco un ebook gratuito che si qualifica addirittura come Enciclopedia Dickiana di A. Caronia e D. Gallo: La macchina della paranoia. Ci sto dando un'occhiata con calma e quanto meno posso dire che si tratta di un'opera benemerita e completa, almeno dal punto di vista delle informazioni, visto che analizza tutte le opere del maestro.
Lascio ora mouse e tastiera a voi e aspetto i vostri voti. Naturalmente potete votare ancora anche sull'altro tema, basta che lo specifichiate nel commento.
Buon divertimento!

TIM


lunedì 24 ottobre 2011

Le interviste possibili: Francesca

Quest’intervista mi riporta un po’ indietro nel tempo, a casa mia. Anche se il percorso di Francesca è stato all’opposto: lei ha vissuto la giovinezza (non che ora sia vecchia! Ad una donna non si dicono queste cose, magari si pensano solamente…) al nord, dalle parti di Torino e poi è tornata in Sicilia; io, al contrario, ho vissuto i miei primi 40 anni al sud e poi sono venuto a calcare la terra padana.
Di lei conosciamo la sua casa (quella vecchia e quella nuova), avendo riempito il suo blog di foto del giardino, del patio, degli altri angoli. Conosciamo qualcosa del suo lavoro, dei suoi cari, della sua vita familiare, con cui rimpinza ogni tanto i suoi post colorati e coloriti. Ed ora cerchiamo di conoscerne anche qualche altro aspetto.


Dacci qualche notizia anagrafica di te, tanto per cominciare.


Sono una prossima quarantenne, siciliana e un po’ piemontese. Da poco più di un anno, vivo, con mio marito, nella casa dei miei sogni (sognata, tenendo in considerazione il budget a disposizione!), nella periferia di un paese alle pendici dell’Etna. Nel giardino c’è un piccolo pezzetto di prato, in cui mi piace star coricata e camminare scalza. Da casa si raggiunge la montagna in dieci minuti e il mare in venti.


Un piccolo paradiso terrestre, insomma. D’altra parte le foto che ci hai regalato in questi ultimi mesi parlano chiaro. Ma parlando di letteratura, cine-tv, musica, con cosa sei cresciuta? La tua famiglia ha influenzato le tue scelte?


Nelle “scelte” della mia infanzia, lo zampino della famiglia c’è stato di certo, soprattutto per quanto riguarda letture e musica.
I libri hanno avuto un posto enorme nella mia infanzia e nella mia crescita… mamma mi ha sempre letto “le favolette” (quelle di Gianni Rodari soprattutto) prima di dormire, poi io le leggevo a mio fratello e, sin da quando ho compiuto tredici anni, leggevo i libri della (fornitissima) libreria dei miei… libreria non inteso come esercizio commerciale, purtroppo, ma come scaffale/i – armadio libreria… prediligendo, su tutti, Oriana Fallaci (di cui a sedici anni avevo letto già quasi tutti i libri), Wilbur Smith e altri che non ricordo adesso. Poi, da adulta o quasi, ho cominciato a comprare da sola i miei libri… direi che, tra gli altri, Leo Buscaglia e Il Piccolo Principe hanno dato un bel contributo alla mia crescita.
Cinema ben poco… è solo da pochi anni che mi sono un po’ più appassionata al cinema (ma non mi definirei mai cinefila) e nulla che ricordi ha un posto degno di nota nella mia crescita... a meno che non parliamo de “Il tempo delle mele”, che, a tredici/quattordici anni, mi piacque non poco. Ma… no, non mi ha influenzato, anche se c’è una frase (che viene detta dalla bisnonna) che, più o meno, dice “Il matrimonio è l’arte di non risolvere in due i problemi che non si avevano quando si era soli”. Allora, che credevo al principe azzurro, mi colpì e stupì molto, negli anni, poi, l’ho compresa e la ricordo sempre.
Tv: beh… ricordo bene… Mazinga, Jeeg, Goldrake, Heidi, Candy, Lady Oscar, Spazio 1999… e uno sceneggiato che si chiamava “I sopravvissuti”, che parlava di qualche epidemia. Non credo che la Tv mi abbia influenzato in qualche modo, però. Oltretutto, adesso io non la guardo più, la uso solo come supporto per giocare con la Xbox e guardare DVD.
Musica: da “piccola” ascoltavo Baglioni e qualche cantante tipo Tenco e De Andrè (evidente zampino della famiglia), c’è stato un periodo in cui mi piacevano molto i Wham!, ma, eccetto che per Baglioni, non ho mai avuto delle preferenze particolari o ossessioni musicali… però ho sempre ascoltato molta musica e amato cantare. Alle medie suonavo il flauto e tentavo di suonare il pianoforte, così cercavo (e trovavo) le note delle canzoni che ascoltavo, tipo, ricordo una canzone di Albano e Romina Power che vinse un Sanremo. Da più grande, ho tentato di imparare a suonare la chitarra, ma non sono mai riuscita a farlo come si deve… oggi possiedo due chitarre impolverate ed un mare di spartiti. E potrei stare ad ascoltare, rapita, per ore, chi suona la chitarra o il piano.


E ora, come sono cambiati, se lo sono, i tuoi gusti?


Non sono cambiati poi molto, solo si sono ampliati, eccetto che per la TV, che, come dicevo, da qualche anno non guardo più. In fatto di musica, adesso ascolto anche i Dead can dance, Elisa, Guccini, hli Inti Illimani, gli Alan Parson Project, Loreena Mc Kennit e tanti altri, tra cui, recentemente scoperti, Laura Marling e Bobby Long.
Per quanto riguarda i libri, leggo di tutto di più, prediligendo romanzi thriller (Stephen King è l’autore di cui ho letto di più, anche se ultimamente non mi piace più come prima; seguono Ken Follet, Michael Connelly e Jeffery Deaver e altri), storie romantico/drammatiche tipo “I Ponti di Madison County” o “The Notebook”, storie fantasy tipo “Harry Potter”, qualche libro di Tolkien e qualche altro, tipo “La storia infinita” o “L’enigma del solitario” e poi, sono una che ha letto i libri della saga di Twilight almeno dieci volte (una in italiano, le altre in inglese)... sfatiamolo questo mito che a leggere Twilight sono solo le casalinghe frustrate o le ragazzine urlanti! Io, e come me tante altre persone (persino qualche uomo), non appartengo a nessuna delle due categorie. Per il cinema… beh, prima non mi interessava, adesso sì, tanto che ho recentemente partecipato ad un corso di sceneggiatura cinematografica (che mi è piaciuto un sacco).


Tutto il mio rispetto per chi ascolta Guccini e Loreena Mc Kennit! A proposito, hai mai ascoltato Omnia e Faun? Beh, torniamo all’intervista, altrimenti sembra che stiamo facendo una chiacchierata solo tra noi due. Ti piace il posto dove sei cresciuta e dove vivi oggi? e come ti ha influenzato? anche nello scrivere…


Omnia e Faun? No e francamente non so chi siano… ma mi piace scoprire musica nuova, quindi mi documenterò. Tornando all’intervista… Se mi piace il posto dove sono cresciuta? Senza ombra di dubbio sì. Sono cresciuta, circondata da belle persone (in famiglia e fuori), sulle colline di Torino e ho un ricordo splendido dei luoghi, dei parco giochi e della mia scuola elementare… poi ho continuato a crescere, sempre circondata da belle persone, in Sicilia, dove vivo ancora adesso… un posto (dal punto di vista climatico e paesaggistico) meraviglioso.


Certo vivere sull’Etna deve essere una bella esperienza, col mare ai tuoi piedi e la montagna alle spalle! La tua famiglia si interessa a quello che fai ora, come blogger, scribacchina, artista…


Sì… mia mamma è la mia più fedele lettrice, sia del blog sia degli esiti delle mie attività scribacchine! E qualche altro parente segue le mie vicende blogghesche.


Conoscendoti solo un po’ penso che avrai molti amici. Come li scegli (o come loro scelgono te)? e gli amici, i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi, conoscono la tua passione per la scrittura o sanno che gestisci un blog che magari si interessa di ‘cose strane’?


Ben pochi amici sanno che scrivo o che ho un blog, tra le persone che mi stanno accanto nella vita “reale” non vi sono blogger e vi sono pochi lettori di blog. Una cara amica condivide la passione per la scrittura e sta scrivendo un romanzo, di cui io seguo gli sviluppi, letteralmente, pagina per pagina. Come si scelgono gli amici? Non credo si possa parlare di scegliere le persone… con alcuni si creano dei legami, un’alchimia che, a volte, va oltre gli interessi e le passioni, anche se, se capita pure di condividere passioni e interessi, è ancora più bello!


Si pensa che la gente del sud abbia una fede particolare, profonda, legata molto alle tradizioni (e se è così io sono l’eccezione che conferma la regola!). Tu sei credente?


Mi sa che faccio eccezione pure io… Ma questa domanda, proprio oggi… ho appena perso una persona cara. Io voglio credere che esista qualcosa che sta al di fuori, al di sopra… non so se si chiama Dio o in altro modo… spero che esista. E che tutto questo nascere e morire abbia un senso.

Anche tu scrivi, lo so’, anche se non fai molta pubblicità alla cosa. Da dove vengono fuori i tuoi personaggi e le tue storie? Qual è un tuo personaggio, o lavoro, a cui sei particolarmente affezionato?


Premetto che io scrivo ma non mi reputo certo una scrittrice, nemmeno dilettante, ma sono una a cui piace molto scrivere e che, talvolta, riesce a farlo bene. Tutto lì. Non ho mai pubblicato nulla e ho fatto leggere le cose che scrivo a pochissime persone (eccetto per due racconti che ho messo in rete qualche tempo fa, ma che non sono la cosa migliore che abbia mai scritto). Detto questo… Sono molto affezionata ad ogni cosa che ho scritto. Conservo anche fogli di carta con quattro righe buttate giù, cui non ho mai dato seguito. La cosa a cui sono più affezionata è probabilmente un racconto lungo, l’unico che ho concluso (ma che è rimasto nel cassetto), che si chiama “Il carillon”. I miei personaggi e le mie storie vengono fuori molto spesso dal mio vissuto o anche dalle mie paure. Ogni tanto, come nel Carillon, la storia mi è piovuta dal cielo… l’ho scritto in pochi giorni ed ero ispirata, le parole e la storia veniva da sola, non so nemmeno da dove! Sensazione meravigliosa, comunque.


C’è un personaggio o un fatto (storico, politico, religioso, sociale) a cui ti senti particolarmente legato e/o che ha influito e influisce sulle tue scelte?


No.


Noi del sud (quante volte sto ripetendo quest'affermazione?) abbiamo un’idea forse particolare di Stato. Ma a te piace l’Italia di oggi? Quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?


Assolutamente no. I difetti, beh, manco a dirlo sono gli italiani. Quelli che continuano a fare in modo le cose proseguano sempre allo stesso modo. Potenzialità ce ne sarebbero a non finire… vedi dove sto io ad esempio… zona che potrebbe essere super turistica e super sfruttata e dare ricchezza… invece no, non ci sono cartelli stradali nemmeno per l’aeroporto, non ci sono uffici informazioni, ci sono zone di mare spettacolari che non hanno accesso… bah. I pregi, riagganciandomi alle potenzialità… l’Italia è bellissima. È ricca di storia. Ci sono luoghi suggestivi da morire, in cui ti siedi e puoi dire… qui ci si sono seduti pure uomini che vivevano prima di Cristo, non è pazzesco?


Io dico sempre che molte volte alcune realtà geografiche del meridione (ma ora anche il nord si sta facendo avanti) avrebbero bisogno di una di quelle bombe intelligenti, che fanno fuori le persone e lasciano intatte le cose e la natura. E così ci sarebbe la possibilità di ricominciare da zero con la fortuna di vivere in un ambiente bellissimo e con migliaia di opportunità legate proprio alla natura. D’altra parte il sud è, tra le altre cose, il punto di arrivo di tutta quell’umanità che la guerra, le dittature e la povertà fa scappare dall’Africa e dal Medio Oriente. Cosa pensi dei flussi migratori che negli ultimi venti anni stanno cambiando gli equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?


Penso che non tollero la xenofobia. E che invece è un qualcosa che prende sempre più piede, almeno qua. Trovo affascinante l’incontro di culture diverse e, molto banalmente, penso che si dovrebbe imparare a comunicare e a capire gli altri, abbassando il muro di diffidenza che in molti alzano nei confronti dello straniero.


Una cosa, una qualunque, che vorresti restasse di te.


Vorrei solo che chi mi penserà quando non ci sarò più, possa farlo sorridendo.


Le vacanze le hai fatte, come sempre lo abbiamo letto sul tuo blog-diario. Vuoi dirci qualcosa in proposito?


Sono già andata, parecchio vicino casa, in campeggio… quattro giorni a Gioiosa Marea e quattro a Vulcano (ho messo le foto sul blog!). Spero in una vacanza più lunga nel periodo di Natale. Mi piacerebbe andare, in inverno, in un posto dove si va al mare (e tornare abbronzata).


E per ultima una domanda d’obbligo, se vorrai rispondere: cosa pensi di portare, come donna, nella gestione del tuo blog? Ritieni che dalla tua prospettiva le cose cambino o non vedi differenza?


Onestamente non vedo differenze.




Questa di Francesca è l’ultima intervista. Ce ne sarebbe ancora un’altra, se riesco a recuperarla, ma per ora non sono riuscito a rintracciare il titolare. Perciò prima di far scattare il Big Ben ha detto stop! aspetterò ancora qualche giorno. Alla fine vorrei fare un post riassuntivo di quest’esperienza, in cui cercherò di raccogliere un po’ tutti i punti vista e i pareri per vedere che tipo di blogger ne esce fuori (ma non il blogger-tipo!). Francesca ci tiene a far sapere che la foto di copertina non è sua. O meglio la prima è lei (ripresa da un'amica) che fotografa il mare sotto di lei, mentre la seconda parte è... il risultato della sua foto! Chiudo con la sua musica: naturalmente ha scelto lui, il maestro. Questa è una delle sue canzoni più belle. Ascoltiamola insieme, racconto di un incontro privo di retorica e pieno di ricordi che, come dice Francesca, ad un certo punto della sua vita ha avuto per lei un gran senso.


TIM

P.S.: per evitare di incorre nella scure e nella gabella della SIAE, a scopo quindi preventivo, visto che ancora non c'è niente di preciso, ho tolto il filmato del brano di Guccini e ho messo il semplice link.

(le altre interviste possibili: Nick, Simone M., Glauco, Alex, Edu, Ariano, Elvezio, Luca, Gelostellato, Enzo, Davide, Gianluca, Ferruccio, Angelo, Daniele Lapenna, Donata e  Zweilawyer)

sabato 22 ottobre 2011

La Torre, di Glauco Silvestri

Era solo ieri che ho scaricato La Torre ultimo lavoro, in ordine di pubblicazione, della saga di Mauro Bianchi, investigatore bolognese ormai sulla bocca di tutti, ideata e scritta da Glauco Silvestri.
E ora sono qui a parlarvene. Perché la storia si legge subito, ed è un piacere.
Cominciamo con la trama (copiata dalla presentazione di Glauco):
Una ragazza muore cadendo dalle ripide scale all'interno della Torre Asinelli. E' un incidente. Così pare dai rilevamenti fatti dalle forze dell'ordine. Però un suo compagno di classe, segretamente innamorato, è convinto che ci sia sotto qualcosa di losco. Per questo, dopo aver visto un'inserzione pubblicitaria della neonata agenzia investigativa, il ragazzo si rivolge a Mauro per chiarire questo mistero. Mauro investiga, all'inizio svogliatamente, poi con sempre maggiore convinzione. Il fatto è che una vicenda di così facile soluzione pare in realtà nascondere strane sfaccettature. E così Mauro si trova coinvolto in un qualcosa di davvero diverso dal solito.
A mio parere questo racconto ha molti tratti di novità nella scrittura che finora abbiamo conosciuto riguardo a Mauro Bianchi. Cominciano a entrare nella narrazione veri e propri colpi di scena (o almeno più che in passato) e il racconto stesso si fa più serrato quanto ai tempi dell'azione. I personaggi si muovono meglio nella storia e le scene sono ben collegate tra loro. L'uomo in trench corre sulla sua GTV per le strade di Bologna (quando non prende in prestito e distrugge altre auto) alla ricerca di una soluzione che viene solo alla fine, ma è costruita nell'arco temporale delle poche ore che passano da quando decide di accettare il caso alla sua soluzione.
Ritroviamo tutti i personaggi di questa serie gialla (posso definirla così?) e veniamo a conoscenza di altri retroscena della vita privata dell'investigatore, che gli danno maggiore spesso umano e gli permettono, in questo racconto specifico, anche di prendersi qualche soddisfazione e rivincita. Mauro Bianchi non lo prendi per il naso!
Naturalmente, dovendo fare una valutazione sincera, non sono tutte rose e fiori, e qui devo fare una piccola premessa. È noto che Glauco non pubblica le sue storie nell'ordine cronologico in cui sono state scritte (così ho capito io), quindi non so' quando La Torre sia stata messa su carta, e soprattutto in quante sessioni. Mi spiego. Quando sporco io i fogli (cartacei o word che siano) a volte tra un capitolo e l'altro passano settimane, mesi, a volte anche anni. E questo si nota subito perché lo stile è diverso, riflettendo la fase narrativa che attraverso in quel momento. Perciò mi può capitare di passare da uno stile umoristico ad uno esistenzialista nell'arco di una stessa pagina, per il semplice motivo che risente di 10 anni di differenza nella loro concezione.
Tutto questo per dire che nella narrazione di Glauco si passa da momenti di descrizione di fatti e di personaggi in tono satirico-umoristico, a passi più pacati, delicati, quasi drammatici. E così non so' questo dipenda solo dal fatto che le varie parti siano state scritte in momenti diversi e poi assemblate o sia una scelta dell'autore. Niente di male, un racconto deve avere varietà di situazioni e stili; è solo che a me pare che a volte l'Ellery Queen bolognese calchi un po' la mano nei toni, rendendo alcune scene piuttosto macchiettistiche. Per qualcuno questo potrebbe essere anche una forza del racconto, ma a mio modo di vedere ci sarebbe bisogno di maggiore equilibrio. Ma le mie, come dico sempre, sono letture di pancia e non di testa.
Un'unica cosa non mi è chiara: perché il racconto inizia con MB che si trova a gelare dal freddo, pur in piena estate, sulla Torre degli Asinelli, visto che poi la storia vera e propria inizia nel bar di Ciro e termina... non ve lo dico per non rovinare una delle sorprese? Ma forse sono io che sono rimba e mi è sfuggito qualche particolare solutore!
In conclusione, La Torre mi sembra il miglior racconto finora della serie e, sicuramente, placet. Voto: 8.
Ora mi tuffo su Il cacciatore di uomini, sempre dell'amico Glauco. Vi farò sapere presto.
Buona domenica, e... fate i bravi.

TIM

venerdì 21 ottobre 2011

Fun Cool! Settetè!

Anche quest'anno, tra le varie altre calamità (Grande Fratello 12, slavine e torrenti in piena, fiducie chieste e rubate dal premier) arriva lui.
Perché, chiederete voi? C'è un perché se un callo comincia a crescere maligno sul mignolo del piede destro, e quelle scarpe con cui volevate fare i fighi alla festa di quella gran figa della vostra collega non potete metterle più? No! E' solo questione di sfiga (per restare in argomento)!
Così è meglio che cominciate la caccia al vostro neurone scribacchino perché c'è da produrre. Se volete. Avete già visto il banner blu elettrico che campeggia in cima a questo post e che colpisce l'iride come un diretto di Rocky quando è mooolto incazzato; quindi non vi resta che andare qui e leggervi tutto il resto. Che poi è come ogni volta: una frasetta che abbia più o meno un senso e giù nell'arena. E che don Raffaè vi protegga!
Ma c'è di più oggi. Mi sono dato al cinema. Sì avete capito, la mia casa di produzione (ormai ce l'hanno tutti!) ha scucito un po' di soldini e pagato qualcuno per un horror-movie coi controc...i.
So che non ci crederete, ma questo è il trailer! (il trailer in questione è stato eliminato da me medesimo, causa nuova legge che mi vorrebbe fo...re 450 euri al mese se vi faccio vedere qualche trailer, appunto. Ma esso c'era, ve l'assicuro; e per vederlo basta che andiate sul sito del Caffè dei Libri che trovate qualche riga più giù.)
Contenti? Stupiti? Stupefatti? Semplicemente fatti?
Benissimo, perché non è vero. E' che andando a dare un'occhiata al sito del Caffè dei Libri di Bassano del Grappa (posto meraviglioso, che vi consiglio caldamente se passate da quelle parti, e di cui un giorno parlerò in un post apposito) ho scovato questa chicca, e visto che inziava col logo della Garagefilm, ho detto: adesso li frego! Ma poi, visto che sono buono, ho svelato l'arcano, anche per dare a Cesare quel che è di Cesare (e per non incorrere in qualche denuncia!).
E' tutto.

TIM

mercoledì 19 ottobre 2011

Vota e fai votare: il migliore e il peggiore

qui
Ormai tutti sfornano Top Five a destra e a manca, come fossero sventagliate di mitra. Così ci siamo detti: perché no, perché non farlo anche noi?
E così NON vi proponiamo la nostra classifica dei migliori cinque... qualsiasi cosa abbiate in mente.
Con questo post vorremmo invece cominciare a chiedere a voi di dirci qual'è  

IL MIGLIORE E IL PEGGIORE

... per oggi, libro di fantascienza, senza distinzione di genere, sottogenere, e sovrattacchi vari.
Se poi volete anche motivare la scelta, fate pure: nello spirito di questo post, penso non freghi a nessuno. Questo è solo un post di alleggerimento!
Che però speriamo abbia un seguito e ci porterà un bel numero di contatti (vedete come cazzeggiamo oggi? sarà la disperazione!).
E così vi lasciamo lo spazio nei commenti per sparare la vostra. Naturalmente non si vince niente, se non la curiosità di sapere che il famoso blogger Meretricio Zambroni ama quell'autore e odia quell'altro e che Catena Tornelli non sa distinguere nemmeno il fantasy dal noir. Se proprio insistete, potremmo chiedere alla signorina della foto se può lanciarvi uno sguardo lascivamente sottintendente mentre passeggiate con vostra moglie o la vostra amichetta, ma niente di più!
Il famoso giornalista della redazione di Castellammonte di Stabia

Tammaro Scapece

Piano, piano, qui si sta prendendo troppo la mano! Vabbè lasciare libertà agli ospiti e ai sottoposti però quando è troppo è troppo! Certo l'idea di Tammaro è buona, ma un minimo di controllo ci vuole. E allora (visto anche che avrei intenzione di pubblicare un post a settimana sull'argomento) comincerei a restringere il campo a Fantascienza hard o tecnologica. Perciò votate e fate votare
IL MIGLIORE E IL PEGGIORE
libro di SF hard che vi sia mai passato per le mani.
Tutto il resto scritto da Tammaro è esatto. Compreso il fatto che non si vince niente... se non la mia gratitudine e la mia amicizia!

TIM (il capo!)

martedì 18 ottobre 2011

Indifferenti

 
qui

Prendo spunto da quelli che ormai sono comunemente, e purtroppo, detti i fatti di Roma e dal post di Angelo per una breve riflessione.
Sono più che altro pensieri sparsi, visto che, sinceramente, non saprei proprio da quale parte aggredire questa tigre messa in moto dalla crisi globale che continua a guardare dall'alto la società mondiale.
Anzitutto, come scrivevo a commento del post di Benuzzi, io distinguerei chi, a viso scoperto, getta uova contro la vetrata di una banca o di una finanziaria, e chi, a volto coperto, lancia pietre contro le forze dell'ordine. Gettare un uovo è un gesto di disprezzo, un modo di gridare la propria rabbia, delusione, in modo che tutti capiscano; è un gesto forte, ma resta un gesto non violento, tranne che per quell'addetto alle pulizie che dovrà andare a pulire. Gettare un sasso contro qualcuno è invece un gesto violento perché colpisce un essere umano che, per quanto spregevole e pericoloso possa essere è pur sempre un mio simile.
Questa distinzione io la capovolgerei e direi anche: chi mi getta addosso la sua idea, anche se dialetticamente con violenza, resta una persona da rispettare; chi mi getta addosso il suo interesse, nascosto (come sotto un cappuccio) sotto forma di legge di mercato, di imposizione giuridica ecc., non mi sfiora con un dito, ma mi colpisce cento volte di più dell'altro, perché è una violenza subdola, di cui ti accorgi solo quando ormai le conseguenze sono palesi.
Questo, a mio avviso, è quello che è accaduto in Italia e nel mondo. Un movimento di gente subdola che ha fatto in modo che noi ci svegliassimo un giorno e ci trovassimo a non avere più niente: né soldi, né idee, né un nemico.
Perché è importante sapere che esiste un nemico, sapere con chi ci stiamo confrontando, quali sono le sue armi, le sue mosse. E invece ci siamo accorti che la guerra era già persa senza aver neanche saputo di aver combattuto.
Questo però non ci giustifica, perché in questi anni non abbiamo saputo leggere i segnali che una guerra era in atto; o meglio non abbiamo voluto leggerli, perché eravamo più comodi così: come chi pensa che in fondo sta capitando ad altri (in Africa, nel terzo, quarto, quinto mondo, in un sud qualsiasi) e a me non succederà mai. E invece è successo e noi ora ci siamo svegliati nella cacca più totale.
Ma quali armi abbiamo noi ora per combattere? e non parlo delle pietre, ma delle uova.
C'è un banner al'inizio del post (che ho messo anche sotto il titolo del blog) che recita una frase di Gramsci: L'indifferenza è il peso morto della storia. Siamo stati anestetizzati e questo ci ha reso indifferenti alla realtà.
Ma ripeto la domanda: quali armi abbiamo? Sinceramente non lo so, perché qualunque risposta mi do', mi sembra parziale, insufficiente, inadeguata davanti alla complessita ed enormità di ciò che ha portato alla situazione attuale.
In tutti i movimenti, specie quelli progressisti, si sono sempre scontrate due correnti di pensiero: massimalismo e riformismo. Per semplificare: chi voleva tutto e subito, e chi era convinto che bisognasse  costruendo un'alternativa alla rivoluzione violenta con riforme graduali.
Togliatti scriveva: Il massimalismo si potrebbe definire una forma singolare della disperazione politica, perché chi si trova impotente di fronte ad una situazione di ingiustizia pensa che solo un evento starordinario e improvviso possa risolvere la situazione. Questa strada, continua Togliatti, non è praticabile perché è una manifestazione di insofferenza ma non un atto efficace.
Ma d'altra parte anche il riformismo ha le sue pecche quando è facilmente preda di uomini e movimenti che indirizzano le scelte di chi giustamente protesta verso soluzioni insufficienti e spesso peggiori del male che si vuole combattere. Pensiamo solo al fatto che politicamente Berlusconi viene fuori per riempire il vuoto lasciato dal suo amico Craxi, morto da delinquente ricercato e in esilio e divenuto, proprio grazie all'attuale premier, un santo (tanto è vero che ormai gli si intitolano strade e piazze). E Craxi era l'esponente di spicco proprio del riformismo socialista più becero.
Allora dove sta la soluzione? Qual'è il modo di affrontare la situazione?
Non sono un conoscitore profondo della politica, né un sociologo, né ho la competenza culturale e la capacità di analizzare tutti i dati per farmi un quadro preciso del momento.
So', come tutti, che le cose sono degenerate, che i poteri forti (politici, economici, finanziari, spesso anche religiosi -pensiamo alla reazione del vescovo che in tutto quello che è successo pensa solo all'atto "blasfemo" di rompere una statua di gesso raffigurante un personaggio biblico) stanno facendo il bello e il cattivo tempo dappertutto nel mondo e che non permetteranno mai volontariamente a qualcuno di prendere il loro posto e raddrizzare la situazione. So' che chi spacca una vetrina fa male, ma so' anche che chi tira un uovo fa bene.
E allora, non rinnego sicuramente il mio essere non-violento, ma mi rendo anche conto che la rabbia per ingiustizie planetarie possano sfociare in reazioni inconsulte, specie quando qualcuno soffia sul fuoco, come suol dirsi. E d'altra parte la non-violenza è eminentemente reattiva, richiede sempre spirito di vigilanza e capacità di andare al centro del problema per trovare la soluzione più appropriata.
Forse (e dico forse) il nemico più pericoloso da battere in questo momento è proprio l'indifferenza, instillata pian piano nelle nostre menti e nelle nostre coscienze.
E intanto stasera è ora di lottare.

TIM
(il banner è preso da qui)

venerdì 14 ottobre 2011

Sardegna Gialla, di Gianluca Santini

Avevo in preparazione quest post già da un po'. Anzi la sua struttura era già scritta con tutti i riferimenti al loro posto, come ossa da rimpolpare per farne un corpo. Bene, ora è venuto il momento di mettere un po' di carne sullo scheletro e presentarvi il pezzo.
Quindi è solo una coincidenza che venga un paio di giorni dopo il giustissimo cazziatone che Gianluca ha fatto sul suo blog a proposito dei pareri di ritorno relativi in special modo alle autopubblicazioni.
Dunque oggi parlo di uno dei lavori che nascono come ampliamento e seguito del Survival Blog (di cui non c'è più la pagina statica di Alex e quindi mi permetto di suggerire la mia). Ed è proprio un lavoro di  Gianluca Santini (che ho avuto anche l'onore di intervistare su questo blog): Sardegna gialla. Ma è solo una coincidenza che sia il suo, eh!
Il prossimo futuro ingergner Santini divide il suo lavoro in due parti: nella seconda riprende, revisionandolo, il suo contributo al Survival Blog; nella prima invece troviamo la parte nuova, una storia raccontata da un personaggio diverso da quello del SB, che precede e va ad innestarsi esattamente alla stessa ora dello stesso giorno in cui inzia il racconto vero e proprio della pandemia.
Quella di Gianluca è anzitutto una storia d'amore, una storia di ricerca della motivazione di un amore consolidato (verso la moglie e le due figlie) e di un amore quasi rincorso, per qualcuno che c'è stato e forse c'è ancora. Qualcuno che sembra aver capito meglio del protagonista, Guido, in che senso sta andando il mondo.
Non mi soffermo sulla seconda parte che abbiamo avuto occasione di leggere ai tempi del SB. In verità io non avevo seguito la storia di Gianluca, perché c'erano troppi racconti da leggere contemporaneamente, e il suo era stato quello tra i più sacrificati, anche sera partito col botto del protagonista costretto a tagliarsi una mano pur di salvarsi dall'infezione. Quindi rileggerlo (anzi leggerlo con calma) adesso è stata una piacevole scoperta, specie se unita allo spin-off che da' al tutto una connotazione meno horror e più drammatica, un senso di scoperta di alcune verità basilari, come quella che non è l'infezione (cioé qualcosa che viene da fuori) che fa la differenza tra gli uomini. Ad un certo punto infatti Gianluca scrive: i bastardi sulla jeep stavano aspettando che i bastardi dalla pelle gialla iscissero fuori dal nasconsiglio... (pg. 116).
Insomma mentre Guido nella prima parte vive la sua storia in un'ambientazione di orrore e terrore, nella seconda invece è la realtà esterna che domina la vita dell'altro protagonista, che lo costringe ad agire e muoversi in un certo senso. Le due storie, poi, si incrociano come quando viene trovato il diario di una certa 'Erica', che noi conosciamo proprio come l'amante di Guido.
Traspare in questo lavoro anche tutto l'amore che Gianluca ha per la sua terra. Scrive infatti ad un certo punto che Guido considera le truppe della Nuova Autarchia Armata, arrivate a liberare l'isola in nome del nuovo potere, come dei semplici invasori. Leggiamo perciò: Da sottolineare anche la delicatezza con cui Gialuca racconta (siamo intorno a pg. 135-140) delle allucinazioni che assalgono il suo alter-ego, di come vede, in quella che si rivelerà alla fine una visione, una realtà da cui fuggire, e l'averla solo immaginata la rende meno brutta, quasi esorcizzata.
Solo nel momento in cui mi sono ritrovato a osservare la NAA che calpestava il terreno sardo mi sono sentito veramente legato a questa isola. Nemmeno con la diffusione dei Gialli mi era capitato qualcosa del genere. I Gialli in qualche modo avevano resettato tutto, facendoci tornare alla terra e alle nostre forze, ma almeno per me era una terra indistinta, aliena. La mia futura tomba, a cui uno non pensa se non vuole impazzire. La NAA mi ha fatto capire che è la mia terra, il luogo in cui sono nato, cresciuto e in cui morirò. Non voglio che un gruppo del genere decida come più gli pare del destino della mia terra (pg. 113).

Ancora un punto a suo favore sono le foto che mette a corredo di ogni capitolo e della cui origine parla nell'introduzione.
Insomma veramente un bel lavoro, che con la parte aggiunta da' al tutto una connotazione meno splatter e più umana, dove i sentimenti quotidiani prendono il sopravvento sulla pura azione violenta.
Punti negativi da evidenziare? Quasi nessuno, e quello che ho trovato è legato più che altro a valutazioni personali. Parlo del discorso dei link, che avevo fatto anche per un altro lavoro (ma non ricordo di chi). Mettere dei link risulta inutile per chi, come me, ha un semplice lettore ereader senza collegamento ad internet e quindi senza la possibilità di essere aperti e letti. Ma, ripeto, è solo un parere personale. Per il resto non mi è sembrato di trovare refusi, né incongruenze temporali o in generale relative alla narrazione.
La consistenza narrativa di questo racconto lungo dimostra, a mio modesto parere, come la scrittura di Gianluca stia migliorando di volta in volta, almeno tenendo conto dei lavori di cui ho già parlato e di quelli che invece ho solo letto. Mi piacerebbe ora vederlo all'opera con qualcosa magari anche di mainstream, che riguardi particolarmente la sua terra. Sono certo che saprebbe tirare fuori una buona storia e scritta come si deve.
Perciò alla fine sicuramente un placet. Voto 8,5.
Avevo intenzione di esaminare oggi altri due lavori legati direttamente o indirettamente al SB, ma mi rendo conto di essermi dilungato molto, per cui rimando alla prossima.

TIM

RETTIFICA: Gianluca mi fa giustamente osservare che (riporto testualmente la sua mail): a metà post si dice che "Guido considera le truppe della Nuova Autarchia Armata", ma in realtà non è Guido il protagonista lì, ma il mio alterego. ;)

giovedì 13 ottobre 2011

Spike you like your mother

Voi lo sapete: io di inglese non ci capisco una mazza.
E allora, mi direte, com'è che impiastri un titolo in una specie di inglese che chissà cosa vuol dire?
Io lo so cosa vuol dire. Era un modo di dire di quando ero bambino e si affibbiava a tutti quelli perfettini come me che si esprimevano in italiano invece che in dialetto. E voleva dire (tradotto dal calabro all'italiano): parla come ti ha fatto tua madre.
Ecco questa considerazione nasce, indirettamente, dall'ultimo post, quello con l'intervista a Zwe. (Piccola parentesi: in due giorni il pezzo mi ha portato, finora, più di 250 contatti! Un record per il mio garage!)
Torniamo all argomento di oggi. Avete notato i corsivi nel periodo tra parentesi? Ecco l'argomento è proprio quello: l'inglese nella nostra scrittura e nella nostra vita quotidiana.
Ho notato che i commenti ricevuti finora e quelli presenti nel blog di Zwe sono zeppi di termini e modi di dire inglese. Per carità, probabilmente sono ormai entrati nella lingua parlata di tutti e io sono l'unico ad esserne tagliato fuori, ma a me da fastidio. Non tanto il fatto di non capire quello che si dice (che poi magari sono cosa anche spiritose!), ma che per comunicare tra noi italiani usiamo termini che non sono della nostra lingua.
Posso capire i termini tecnici, mutuati direttamente e sin dall'inizio da altre lingue (come possiamo tradurre post? e record? ma già autorimessa potrebbe tranquillamente sostituire garage). Ma non capisco altre espressioni (e non parlo quindi solo di singole parole) che potrebbero avere normalmente un corrispondente italiano.
So che sicuramente qualcuno di voi se ne uscirà dicendomi: Uhe, testina, aggiornati! (immaginatelo pronunciato con inflessione alla Tino Scotti), e infatti lo sto facendo. Ho acquistato il mio bravo corso di inglese DeAgostini da 9 euro e 90 e pian piano ho cominciato la prima lezione.
Ma sta di fatto che l'uso di un idioma straniero dove non strettamente necessario mi da fastidio. Ok?
L'autarchia lessicale (si può dire così?) non deve per forza ricordare i tempi di quando c'era lui, anche perché sono 17 anni che c'è ancora lui (eh, i corsi e ricorsi storici!), ma può aiutarci a non perdere e disperdere la nostra lingua, complessa e complicata forse ma meravigliosa. E' lo stesso discorso che si fa a proposito dei dialetti: perdere una parlata locale significa far morire pian piano quella cultura, quelle tradizioni, ecc..
L'italiano, come il greco e, in certa parte, il latino, ha un'espresione per ogni cosa, per ogni sfumatura, sia nella descrizione degli oggetti che nel racconto delle azioni. Perché perdere questa ricchezza? Perché appiattire il nostro linguaggio? Anche perché, perdere un modo di esprimere una situazione, alla fine ci porterà a perdere la possibilità stessa di compierla coscientemente, quell'azione. Se parlare di qualcosa significa aver identificato l'oggetto, averlo compreso nella sua unità e unicità e saperlo perciò descrivere, arrivare invece a usare una stessa e sola espressione per esprimere cose diverse impoverisce non solo il linguaggio, ma la mia vita, il mio modo di rapportarmi al mondo, interiore ed esteriore.
Mi direte che esagero, che le cose non stanno così, che devo aprirmi al futuro, che bisogna abbandonare i provincialismi. Dite quello che volete.
Per me è meglio il "cazzone" dell'anonimo deficiente che il "WP rulez" o il "thumb down"; almeno, quello, so che vuol dire! Almeno, quello, è detto nella lingua di mia madre!

TIM

martedì 11 ottobre 2011

Le interviste possibili: Zweilawyer

Dalla sua scrittura avevo capito che Zwei era un tipo sanguigno ed ermetico allo stesso tempo, ma quando ho ricevuto le risposte dell’intervista, mi sono detto: opperbacco! Qui siamo davanti o ad un genio tutto elucubrazioni e ragionamenti interiori o davanti ad uno che si diverte a prendere in giro! Poi sono andato a riguardarmi il suo blog e mi sono dato una spiegazione.

Qual è? Provate un po’ voi a leggere, ad esempio, questo post di qualche giorno, o a girovagare tra le sue bacheche, tutto armi, eserciti, discussioni che per un profano come me sono come avere la rivelazione che in effetti la Merkel e Putin sono parenti stretti di Berlusconi (se così fosse: peggio per loro!).
A parte gli scherzi, Zwei è un mondo a parte, un mondo che prendi nella sua interezza o dici: ma che vuole questo? Un mondo senza mezze misure, che va per la sua strada; ma quando ti capita tra capo e collo capisci che l’impegno che mette nel creare “cose e mondi” è massimo, ai limiti della ragionevolezza.
Mi sono interessato di lui nel mio garage per una iniziativa molto interessante di segnalazione di ebook horror fantasy e sci-fi gratuiti . Altro atto di coraggio e controcorrente in una realtà come quella letteraria italiana in cui se non sei qualcuno e di qualcuno, non sei nessuno.
Perciò alla fine chi è Zweilawyer? Nessuno conosce il suo nome e nessuno sa che faccia ha (a noi ha mandato solo un logo, il suo, che mette anche un po’ paura).
E allora, da che parte lo prendiamo, Zwei?
Da nessuna parte. Lo lasciamo parlare tranquillamente di quello che vuole. Vediamo allora se riusciamo a sapere qualcosa in più di lui dalle poche parole che siamo riusciti a tirargli di bocca (anzi: di tastiera). Per restare nel suo stile telegrafico, lascerò le domande secche, così come sono state formulate nel questionario.

Qualche notizia anagrafica che vuoi dare di te


Beh, veramente sanno tutti che mi chiamo Gabriele! (ma sarà poi così?). Sono nato nel 1981, vivo e lavoro a Roma come legale d’azienda. Ho un diploma di personal trainer che sta marcendo bellamente in un cassetto della scrivania.

Parlando di letteratura, cine-tv, musica, con cosa sei cresciuto? C’ero lo zampino della tua famiglia nelle tue scelte?


Mi è sempre piaciuta la letteratura fantastica, horror e sci-fi. Ho iniziato a leggere gli Urania piuttosto giovane, poi Omero (che fa chic, ma in realtà mi piacevano i massacri dell’Iliade), Howard, Dante, Tolkien, King ed Heinlein.
Capitolo fumetti. Quelli che mi hanno influenzato di più sono stati Lobo e Devilman. Quest’ultimo in particolare rimane ancora oggi il mio preferito (pensare che fu concepito 40 anni fa mi mette i brividi). Di recente ho apprezzato molto Berserk e le opere di alcuni autori horror del Sol Levante.
Vedo due o tre film horror a settimana, con una preferenza per i bagni di sangue (meglio se c’è anche una bella tensione di fondo. La new wave dell’horror francese, da Alta Tensione a Martyrs, da Frontiers a Inside, ha allietato molte delle mie serate.


E ora come sono cambiati, se lo sono, i tuoi gusti?


Ormai non potrei più leggere un fantasy alla Tolkien, né un horror brodaglia tipo quelli sfornati di recente da King. Adoro gli splatterpunk (horror hardcore) di autori come Richard Laymon e J. Lansdale, anche se il mio preferito è Edward Lee. Quanto al fantasy, consiglio tutti i libri di Joe Abercrombie.


Ti piace il posto (geografico e umano) dove sei cresciuto (o dove vivi oggi) e come ti ha influenzato? Anche nello scrivere…


Adoro la mia città. Roma ha fatto nascere e maturare la mia passione per la storia, le armi e le istituzioni.


La tua famiglia si interessa a quello che fai ora, come blogger, scribacchino, artista…


Non troppo, ma forse è meglio così. Mia madre ha letto qualcosa, ovviamente mi ritiene talentuoso, ma ogni scarafone è bello a mamma sua e la patente di talentuoso è la peggiore che si possa appioppare ad uno scrittore (nel mio caso da intendere nel senso lato del termine, ovvero come “uno che scrive”).


Come scegli gli amici (o come gli amici scelgono te)? e loro, i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi, conoscono la tua passione per la scrittura o sanno che gestisci un blog che magari si interessa di ‘cose strane’?


L’amicizia capita, non penso di avere mai ”scelto” un amico. Amici e colleghi conoscono i miei interessi, ma solo pochi di loro condividono le mie passioni letterarie. Molti leggono il mio blog per farsi due risate. Quando pubblico un articolo storico-oplologico mi chiamano per insultarmi.


Sei credente? in un dio o in qualcosa che sta al di fuori (non per forza al di sopra) di te?


Dipende dalla giornata.


Da dove vengono fuori i tuoi personaggi e le tue storie? Qual è un tuo personaggio, o lavoro, a cui sei particolarmente affezionato?


Personaggi e storie nascono dall’interazione sociale e dall’elaborazione di libri (soprattutto di storia), film e videogame. Il fulcro delle mie storire\personaggi è quasi sempre la violenza. Trovo sia incredibile come la violenza, dopo migliaia di anni, sia ancora il modo più diretto e veloce per risolvere le controversie fra gli uomini (il mio è un interesse storico, non vado in giro a tritare le persone come in Postal. Ovviamente tengo molto a Zodd, che a breve sarà seppellito sotto una montagna di recensioni negative.


C’è un personaggio o un fatto (storico, politico, religioso, sociale) a cui ti senti particolarmente legato e/o che ha influito e influisce sulle tue scelte?

Farei un torto al mio amore per la storia scegliendone uno solo. Vabbè dai, dico Pier Gerlofs Donia, il  Gatsu in carne ed ossa che lottò per la libertà della Frisia.

Ti piace l’Italia oggi? Quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?

A questa domanda risponderei solo una serie di banalità trite e ritrite. Per fare un discorso approfondito avrei bisogno di una giornata intera.

Cosa pensi dei flussi migratori che negli ultimi venti anni stanno cambiando gli equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?

I flussi migratori ci sono sempre stati e sempre ci saranno. In generale, l’integrazione culturale sta andando di merda un po’ovunque, dalla Germania ai paesi Nordici. In generale, posso aggiungere che alcune culture non riescono ad integrarsi per loro limiti congeniti. Noi occidentali però siamo maestri nell’arte di batterci il petto.
Sarebbe un’ottima cosa riuscire ad attuare un programma analogo allo skilled migration australiano, ma purtroppo la nostra vicinanza geografica alle coste nordafricane rende tutto più difficile.

Dove sei stato in vacanza quest’anno?

Sono stato in Puglia, a casa di un amico. Lì ho instaurato un regime semidittatoriale, impedendo a tutti di mangiare pane e pasta per otto giorni. I ciccioni che si inzeppano di zuccheri mi danno fastidio.

Non avevo dubbi. Vuol dire che ci penserò tre volte prima di invitarti al cenone di fine anno a casa mia! Anche se normalmente siamo in due (io e mia moglie) e il massimo che ci concediamo è una minestra di verdure biologiche con crostini di pane integrale, non vorrei che qualche fogliolina di verdura non sia di tuo gradimento! Ahahahahah, naturalmente scherzo! Però… Non si sa mai!

Abbiamo concluso. Penso che ognuno si sia fatto un’idea di cosa passa per la testa al mitico (ormai possiamo considerarlo tale!) Zwei. E per concludere la sua musica, che non poteva che essere questa.

TIM


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