mercoledì 28 settembre 2011

Le interviste possibili: Donata liber@discrivere

Ed ecco il secondo post della giornata, come promesso. E come promesso è una sorpresa che spero gradita: la ripresa delle interviste dopo la pausa estiva. Rimangono ancora 4-5 amici da mettere sulla graticola di queste pagine, ma può essere che qualcuno possa aggiungersi (un paio di nomi ce l'ho, ma se qualcuno si vuol fare avanti o vuole darmi qualche suggerimento...). Per ora restiamo ben saldi coi piedi per terra e andiamo avanti. Ecco a voi...
... non sarà forse una dark lady, ma sicuramente è la prima donna–blogger a comparire nella mia pagina delle interviste. Devo ammettere di conoscere poco di lei, visto che non è molto che seguo il suo sito e che non è neanche nel mio blogroll. Ma questo non vuol dire che non trovi interessante quello che scrive e come lo fa’ (d’altra parte non si può riempire la famosa bandella laterale con tutto ciò che si segue).

Perciò immergiamoci subito nelle domande.
(avvertenza per chi legge: non cominciamo a fare le solite battutine maschiliste, che sennò vi caccio tutti fuori dal garage. E non ci facciamo riconoscere!)

Liber@discrivere. Come mai questo nick così particolare ed
evocativo? Cosa vuoi nascondere?

Chi c’è dietro al nick liber@discrivere e all’occhio spiritato che avevo scelto come avatar, poi sostituito dagli occhioni del mio micio Nerone? si nasconde Donata, una pazza scatenata nata a Padova ventinove anni fa sotto il segno dell’ariete, testarda e cocciuta come pochi. Se dovessi dare una breve descrizione di me stessa, mi definirei uno spirito ribelle, perché se c’è una cosa che detesto è stare legata al mondo annoiato che mi circonda e faccio di tutto per avere la mia liberà. Vivo per scoprire cose nuove, vado dove mi porta il vento della Natura (non dove mi porta il cuore!!), amo la lettura e la scrittura perché mi consentono di viaggiare con la mente pur rimanendo ben ancorata al terreno. Ecco perché ho scelto questo nick: dietro liber@discrivere c’è tutto il mio mondo, ci sono io, ci sono i miei sogni, le mie speranze e le mie paure.

Di secondo nome faccio Ginevra, ed è un nome che adoro, ma non è che come la regina bramo avere un marito ricco e potente (ma non vecchio!) come Artù e un amante appassionato e ganzo come Lancillotto! Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, giusto? Sono single per scelta (altrui, ma non rigiriamo il coltelin nella piaga) e ho una passione sfrenata per fantasmi, case stregate, piante carnivore, scorpioni, serpenti, pipistrelli. Sarà per questo che sono ancora single? Rido. Amo il calcio (tifosissima del Milan) e le Lamborghini. Ne possiedo due: una Diablo gialla in scala 1:35 e una Aventador nera sullo schermo del cellulare.


Solo per questo riferimento al Milan dovrei interrompere qui l’intervista! Arrivederci e grazie, è stato bello esserci conosciuti e pimm e pamm e addio! Ma sono di parola e allora andiamo avanti. Parlando di letteratura, cine-tv, musica, con cosa sei cresciuta? c’ero lo zampino della tua famiglia nelle tue scelte?


Sono cresciuta negli anni ’80, quindi con i programmi tv, i film e la musica di quell’epoca: ricordo Happy Days, Giochi senza frontiere e soprattutto l’Almanacco del giorno dopo, con la sua sigla che ancor oggi quando la sento mi vengono le lacrime agli occhi perché tanto tempo è passato. Ricordo i cartoni animati di Bim Bum Bam: quelli sì che erano cartoni, non quelli di oggi che sono un’accozzaglia di violenza e stupidaggini. Guardavo poca tv, questo lo ammetto: trascorrevo le mie giornate a leggere e scrivere, ma soprattutto a leggere. A casa ho montagne di libri accatastati ovunque, e non ho il coraggio di buttar via nulla… ho ancora i libri di scuola delle elementari! Prima o poi quelle montagne crolleranno e allora verranno a cercare le mie povere ossa sotto l’enciclopedia dantesca che con tanta fatica (e soldi) ho messo assieme o sotto la storia generale della letteratura italiana che gelosamente conservo. La mia famiglia ha sempre appoggiato le mie scelte, anzi le ha incoraggiate. I miei genitori sono soliti ripetere che “i soldi meglio spesi sono quelli per i libri”, perché dei libri resta sempre qualcosa, e leggere è la vera medicina della mente. Così mi hanno sempre appoggiata, anche e soprattutto nella scelta della facoltà universitaria: sono laureata in lettere moderne, e ho una specializzazione in filologia medievale, perché adoro il medioevo in tutte le sue forme. Ho scelto questa facoltà perché avrei voluto insegnare, e difatti di questi tempi è la scelta davvero migliore ^__^, e loro hanno sempre appoggiato la mia scelta, anche se rischiosa dal punto di vista del mio futuro economico. Oggi non insegno, ed è un peccato perchè adoro i bambini, ma ringraziando il cielo ho trovato un ottimo impiego nell’ambito della comunicazione, e questo per me è fantastico, perché difficilmente si riesce a trovare un lavoro che piace davvero.


Ora che hai realizzato, almeno in un certo qual modo, le tue aspirazioni, hai cambiato le tue preferenze?

Sono cresciuta, ma pur crescendo i miei gusti sono rimasti tali. Continuo a guardare poca tv perché quella che fanno non so se si possa davvero definire tv, a parte qualche (rara) eccezione, ascolto molta musica di tutti i generi, suono il pianoforte, ma soprattutto leggo, leggo, leggo! Ho letto, e leggo, di tutto: dai saggi letterari a classici italiani o latini, da libri d’esoterismo ai romanzi di fantascienza rubati a mio papà, dai gialli (indimenticabili quelli di Agatha Christie) ai romanzi horror, dalle riviste di arredamento ai manuali di cucina della mamma e per finire leggo le guide turistiche. Tante volte le sfoglio quasi per scommessa, e ogni volta scopro qualche luogo che mi vien voglia di visitare. E poi scrivo. Ero partita con delle poesie che pubblicavo sul sito liberodiscrivere, poi per mancanza di tempo e anche perché la frequenza all’università mi prendeva troppo tempo, ho abbandonato il sito, ma la passione per la scrittura non è mai venuta meno. Ho scritto diversi racconti, mai pubblicati, ma è ora che qualcosa esca, altrimenti non ha senso scrivere per se stessi: non va bene essere egoisti! Ho aperto il blog anche per questo motivo, e se da marzo a oggi ho totalizzato tante visite beh vuol dire che qualche capacità ce l’ho, ed è ora di metterla a frutto!


Penso proprio che tu abbia ragione. Spesso mi chiedo perché scrivo, se poi nessuno mi legge o a nessuno interessa e/o piace quello che scrivo. Ma poi mi dico che se scrivo è perché mi piace farlo e mettere la parola fine ad una storia da’ sempre una certa soddisfazione. Ma torniamo alla signora dei fantasmi (parole tue!) e cambiamo argomento: ti piace il posto sei cresciuta o vivi adesso? E come ti ha influenzato?


Sono nata a Padova, ma sono di origine bresciana, e ci tengo a sottolinearlo. Mi piace molto la mia terra, è una terra piena di storia e cultura, e adoro girare e informarmi su ciò che mi circonda. Devo ammettere però che i padovani sono piuttosto “chiusi” caratterialmente: non parlano mai di loro spontanea volontà, si chiudono in un clima quasi omertoso che di certo non aiuta, ma non mi abbatto di fronte a nulla. Da brava ariete, continuo a dare cornate alle porte finché queste non si aprono. Due sono le soluzioni: o si aprono le porte, o mi rompo la testa io. Finora però hanno ceduto sempre le porte…Così di fronte ai rifiuti della gente di svelare i propri segreti io ho continuato imperterrita per la mia strada, scavando nella storia per portare alla luce ciò che mi interessa. Questo si vede, credo, soprattutto nei post che scrivo. Non mi limito a dare la notizia in sé, ma mi piace andare a fondo della faccenda, scovare cose nuove, inedite, e informarmi, girare, chiedere. Certo, la tematica del mio blog, interamente dedicata al mistero in tutte le sue forme, di per sé incontra tante difficoltà, perché la gente spesso non parla volentieri di fantasmi e case stregate e cose simili, ma proprio per questo la ricerca si fa interessante e quando so di aver in mano una storia succulenta da raccontare….beh sono peggio d’un carro armato!


La tua famiglia si interessa a quello che fai oggi?


La mia famiglia sa che ho un blog, e spesso lo leggono. La sola cosa che non comprendono è il motivo per cui ho scelto proprio questa tematica. Mia mamma infatti dice spesso che avrei potuto cimentarmi in un blog di ricette, ma… con i fantasmi c’è più gusto! Anche se spesso certe storie di cui vengo a conoscenza sono davvero troppo “particolari” e anche io capisco che è meglio non raccontare nulla…Tutto quello che riguarda questi argomenti per me ha un fascino tremendo…tante volte mi trovo a voler visitare un luogo e descriverlo solo perché so che dietro a quel posto c’è una storia particolare da raccontare. Non ho mai visto un fantasma, questo è vero, ma tante volte mi capita di visitare dei luoghi o trovarmi in altri spazi, e avvertire qualcosa di “strano” nell’atmosfera…così, apparentemente senza motivo. Mi sento osservata, sento di non esser sola, e poi scopro che quel posto che mi suscita queste emozioni strane è stato in effetti oggetto di qualche evento particolare. È questo che è successo ad Asiago qualche anno fa, quando giunta davanti a una casa ho provato una stranissima sensazione, e investigando sono venute alla luce alcuni aspetti che mi hanno colpita molto. Tutto questo l’ho raccontato nel post dedicato al fantasma di Asiago, che ha dato avvio al blog. Da allora mi sono messa alla ricerca di luoghi in Italia ma specialmente nel Veneto, la regione in cui vivo, che avessero storie affascinanti e misteriose da raccontare. Ma lo faccio in maniera spensierata (da qui il titolo del blog, Pensiero Spensierato) perché non mi metterò mai a raccontare di sedute spiritiche o cose di questo genere…Certi aspetti del mistero è meglio lasciarli dove sono. Non ho paura, solo…il mio sesto senso mi dice che è più prudente non spingersi troppo oltre.


Con questi interessi un po’ particolari (diciamo così) come scegli gli amici? E gli amici, i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi, conoscono la tua passione per la scrittura o sanno che gestisci un blog che si interessa di ‘cose strane’?


Bella domanda! Non so come faccio ad avere tanti amici, anche perché di natura sono una persona abbastanza solitaria e mi piace starmene per conto mio, a fare ricerche per qualche storia che ho in mente di raccontare, e gli amici spesso non condividono. Credo che la gente apprezzi la mia compagnia perché sono schietta e un po’ pazza, e (spero) pure simpatica. Anche al lavoro sanno del blog, e anzi so che spesso viene letto. La tematica certo un po’ suggestiona, tanto che quando in corridoio si sentono degli strani rumori, i colleghi mi guardano come se si aspettassero che, trovandomi nella stanza, ci sia necessariamente un fantasma che mi segue. Riconosco di essere “diversa” da molte mie coetanee che magari impazziscono per Louis Vuitton o Balenciaga, mentre io trovo più eccitante visitare il museo della tortura, andare a San Siro (rigorosamente Curva Sud!) o al Motorshow di Bologna. Ma non posso farci nulla, sono fatta così! E vedo che la gente apprezza.


Non so se la tua passione per le storie di fantasmi et similia ha qualcosa a che fare anche con un aspetto un po’ meno evanescente, per così dire: la fede. Donata è credente? in un dio o in qualcosa che sta al di fuori di lei?


Sono credente in Dio e leggo la Bibbia, lo faccio soprattutto perché adoro l’Apocalisse, è un libro così pieno di mistero! E poi mi interessa approfondire la questione “fantasmi” anche da parte della Chiesa. La teoria cattolica non nega l’esistenza dei fantasmi, considerati frutto di qualche evento soprannaturale, ma considera l’ambito delle visioni di fantasmi, spettri e fenomeni di questo tipo come probabile opera malvagia. Ecco, a me interessa approfondire la tematica dei fantasmi e delle case stregate proprio da questo punto di vista, ed è da questo, ma non solo, che è nato Pensiero Spensierato, il mio blog dedicato al mistero nelle sue forme più…sinistre.


C’è un personaggio a cui ti senti particolarmente legata e che ha influito e influisce sulle tue scelte?


Leggendo questa domanda ho pensato subito a Dante Alighieri. Lo ammiro moltissimo, perché al di là della sua importanza nell’ambito letterario, pensate a quanto coraggio deve aver avuto a scrivere la Divina Commedia! Collocare all’inferno i potenti dell’epoca, e addirittura lo stesso Papa! Anche oggigiorno bisognerebbe avere un po’ del suo coraggio in quello che si fa, ma sempre più vedo che in Italia, ma non solo, c’è la politica dello struzzo: per paura delle proprie azioni si nasconde la testa sotto la sabbia. In un certo senso Dante influisce quotidianamente nella mia vita: come lui ho imparato a dire sempre ciò che penso, e cerco sempre di mettere in pratica e parole che Virgilio gli rivolse: “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.


Questa tua risposta anticipa in qualche modo la prossima domanda, dove si parla indirettamente anche di potenti e furbi d’ogni razza, purtroppo: ti piace l’Italia oggi? quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?


L’Italia di oggi? Meglio non rispondere! Secondo me c’è bisogno di uno scossone bello forte per capire che così facendo stiamo rovinando non solo il nostro presente e futuro prossimo, ma soprattutto il futuro di chi verrà dopo. È come se si usasse un bagno e lo si lasciasse sporco: è questo il rispetto per chi viene dopo? Scusate il paragone, ma l’Italia di oggi mi sa tanto di me**a, e il peggio è che siamo noi che la stiamo riducendo così. Che tristezza!


Anche quest’estate le cronache sono state piene di tragedie quotidiane di profughi morti a pochi passi da quella che per loro era la terra della libertà (forse non sanno come stanno effettivamente le cose o semplicemente nella loro terra si sta effettivamente peggio che da noi). Tu cosa pensi dei flussi migratori che negli ultimi venti anni stanno cambiando gli equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?


Non sono i cambiamenti di questo tipo che mi preoccupano. L’uomo fin da quando è sulla terra si è sempre spostato alla ricerca di un posto migliore dove stare, fa parte dell’istinto di sopravvivenza. Ciò che mi spaventa è l’intensificarsi di questi flussi: è la stessa cosa che avviene in un formicaio prima che scoppi un temporale. Le formiche corrono all’impazzata, si affrettano a guadagnare la sicurezza sotto terra, perché avvertono che qualcosa sta cambiando. Perché emigriamo così tanto adesso? Cosa sta per succedere? A cosa ci sta preparando la Terra?


Io invece mi chiedo a cosa stiamo preparando noi la Terra, visto il trattamento che le riserviamo ogni giorno. Ma ora dimmi una cosa, una qualunque, che vorresti restasse di te.


Il ricordo. Penso che quello possa bastare, in questo sicuramente l’intervista darà un prezioso contributo facendomi conoscere e leggere di più... Ma se poi qualcuno prendesse una goccia di sangue e facesse si di me esperimenti del tipo Jurassic Park….ah no, non ve lo consiglio! Un’altra pazza in circolazione no!


Visto che quest’intervista va in onda alla fine dell’estate, ti chiedo: dove sei stata in vacanza quest’estate?


Vacanze….bella parola! Mi immaginavo a prendere il sole nelle spiagge di Miami Beach, o a rilassarmi alle terme di Montecatini, o ancora in giro per NewYork o a meditare in un monastero Tibetano… ma io sono uno spirito ribelle, prendo quel che viene, e lascio ciò che vuole andare! Così alla fine mi sono rilassata un mese in Val di Fassa, munita di Moleskina e Nokia, e ho girato in lungo e in largo alla ricerca di materiale per il blog. E sembra quasi impossibile aver scovato così tante cose interessanti.


E per ultima una domanda extra ma obbligatoria, se vorrai rispondere: cosa pensi di portare, come donna, nella gestione del tuo blog? Ritieni che dalla tua prospettiva le cose cambino o non vedi differenza?


Quando uno scrive non credo vi sia tanta differenza, che sia uomo o donna poco importa, l’importante è che abbia qualcosa da raccontare e sappia farlo. Forse, un po’ presuntuosamente posso dire che le donne riescono a portare un po’ di romanticismo in più rispetto ai maschietti che scrivono (qui presumo che Nick, Edu e metà Blogspot avrà qualcosa da ridire, ma le mie paladine Angie, Waterwitch e Artemisia mi difenderanno), e forse vedono le cose con un’ottica diversa. Mi vengono in mente i fantasmi: per qualcuno potrebbero essere semplicemente demoni che infestano una casa e fanno trascorrere nottate in bianco… Nel mio caso, ammetto che non solo i fantasmi non mi spaventano, ma anzi vorrei aiutarli volentieri, perché credo che se sono ancora su questo mondo c’è qualcosa di forte che li tiene ancorati qui, magari l’amore per una persona cara o il desiderio di protezione verso qualcuno. E questo per me è bellissimo. Il mio spirito si vede forse anche nella scelta dello sfondo del blog: bianco, come la purezza delle anime di cui racconto, con uccelli neri che si librano verso l’alto, liberi, spensierati e contenti.


Abbiamo concluso. Auguriamo a Donata Ginevra di trovare presto il suo Re Artù e anche il suo Lancillotto, anche se forse un ganzo ricco e giovane insieme le faciliterebbe di molto la vita. E ci lasciamo con la sua musica preferita.

TIM

(le altre interviste possibili: Nick, Simone M., GlaucoAlex, Edu, Ariano, Elvezio, Luca, Gelostellato, Enzo,  Davide, Gianluca, Ferruccio, Angelo e Daniele

Avete solo due minuti?

Breve post, questa mattina, anche perché tra stasera e domani ci sarà una piccola sorpresa che spero risulterà gradita.
qui
Avevo già segnalato l'iniziativa di Angelo Benuzzi che caldeggia la nascita di un'armata in difesa e per la rinascita della SF italiana, iniziativa lodevole a cui probabilmente aderirò ma come semplice spettatore, non avendo la preparazione culturale per supportare dibattiti o proporre temi. Ho sempre detto di essere un lettore di fantascienza, avido e appassionato finché si vuole, ma pur sempre solo un lettore.
Oggi voglio segnalare una prima chiamata alle armi sull'argomento di Sekhemty, il quale si mette di buona volontà e fa alcune proposte su quale potrebbe essere il supporto web su cui questo nuovo esercito potrebbe affilare le armi e scendere in battaglia.
Altra segnalazione un po' più personale. Dopo il mio post di lunedì, in cui mettevo a disposizione di chi volesse alcuni piccoli e insignificanti lavori risalenti a molti anni fa, è venuto fuori uno scambio con Ariano, che in qualche modo era stato l'ispiratore di questo gioco letterario. Così lui mi ha fatto dono di una sua storia di carattere poliziesco di una quarantina di pagine, e io gli ho mandato due minuscoli frammenti senza trama ben precisa nati molto tempo fa. Questo scambio, oltre ad essere bello e interessante perché riafferma a mio modo di vedere che le storie non sono di chi le scrive ma appartengono a tutti, sempre, mi da, egoisticamente, l'opportunità di vedere come si lavora su una storia, imparando da qualcuno che io ammiro sinceramente e a cui riconosco doti di scribacchino molto più che a tanti scrittori affermati (devo fare qualche nome?).
Questo è tutto. A stasera. Forse.
TIM

lunedì 26 settembre 2011

Le mie... cose vecchie

qui
Qualche giorno fa, in un post dal titolo azzeccatissimo, Scritture andate a male, Ariano apriva la sua cassapanca delle cose vecchie e tirava fuori alcuni lavori inziati e mai finiti, un po' perché aveva perso il mordente per farlo, un po' perché ancora in itinere.
Nel commento al suo pezzo, quasi per gioco lanciavo l'idea che qualcuno potesse riprendere questi racconti e portarli a termine. Sempre nei commenti, Il Narratore diceva che un esperimento simile era già stato fatto da qualcuno e che l'esito era stato favorevole.
E così sono qui a proporvi alcuni miei lavoretti, più o meno antichi, a cui non metto mano da anni e a cui non penso proprio di voler più lavorare. Si tratta di:
1. due racconti mainstream, che risalgono a più di 25 anni fa. Era l'epoca in cui scrivevo del cosiddetto male di vivere, cose intrise di tristezza e malinconia. Il primo è di 4500 parole, il secondo di 1500 circa;
2. un racconto, sempre mainstream, ma con un taglio più di "impegno politico", ambientato in calabria e con alcuni (pochi) passi in dialetto. Anche questo risale più o meno allo stesso periodo;
3. uno di genere poliziesco ambientato ai nostri giorni ma che ha come impronta una storia biblica (primo libro dei Giudici cap. 9) di circa 3000 parole;
4. un altro di genere fantascientifico di circa 1500 parole.
Chiunque fosse disponibile a dare un'altra possibilità a questi abbozzi di racconto (o romanzo, vedete un po' voi), non ha che da scrivermi all'indirizzo che trovate su questo blog o nello stesso commento al post. Naturalmente ogni lavoro è disponibile anche a più di un futuro autore, anche solo per vedere a che livello ero anni fa (ma vi assicuro che non sono cambiato più di tanto, forse so' solo mettere qualche accento in più).
In verità ho un altro racconto, sempre di genere SF, che ho abbandonato da più di un anno, ma che volevo provare a riprendere per un'eventuale partecipazione all'iniziativa della Pyra edizioni. Quindi per adesso non è disponibile.
E visto che ci siamo, volevo dirvi che finalmente sono riuscito a portare a termine la trascrizione del primo racconto della serie che avrei iniziato a scrivere e che mi sta intrigando parecchio. Come promesso, farò avere questa prima stesura completa a quegli amici che avevano avuto la pazienza e la bontà di sorbirsi l'anteprima dei primi capitoletti: l'avrete a breve e voglio da voi il consueto killer-parere.
Un saluto e... fate i bravi!

TIM

sabato 24 settembre 2011

Una (amara) riflessione e qualche segnalazione


Avete finito di spanciarvi dalle risate? Bene, mi ricompongo anch'io e vengo agli argomenti di oggi.
Il primo non so' se classificarlo tra le curiosità umoristiche o tra le constatazioni serie e persino preoccupanti.
I fatti sono questi.
Spesso, molto spesso, almeno una due-volte la settimana, càpitano nella mia cartoleria persone (stranieri ma anche molti italiani) che mi chiedono di scrivere loro un curriculum da presentare per la ricerca di lavoro, o una semplice lettera per fare una richiesta all'amministratore del condominio o al gestore telefonico/dell'energia/ecc.. E questo non perché non abbiano a casa un computer, ma semplicemente perché non sanno farlo. Mi porgono un foglio con scarabocchiati i propri dati o lo schema di quello che vogliono dire, e io imbastisco la lettera. Proprio come nel film di Totò.
Oppure arrivano persone (anche qui, invariabilmente, extracomunitari o italiani) con lettere ricevute dall'INPS, dall'Agenzia delle Entrate, dal fornitore di qualche servizio, dal Comune, e mi chiedono di spiegargli quello che c'è scritto. E io cerco di interpretare il linguaggio burocratico della missiva e di delucidarli sul suo contenuto.
Questi fatti mi pongono alcuni interrogativi. Trattandosi di persone di tutte le età, mi chiedo se sia l'amministrazione, pubblica e privata, a parlare un'altra lingua, o se sia il grado culturale dell'italiano medio ad essere molto basso. Anche perché chi viene a farsi scrivere un curriculum, nella maggior parte dei casi, ha non più di trent'anni. E se è comprensibile la richiesta fatta da una badante rumena o polacca, o da un africano arrivato da poco in Italia, non è ammissibile per persone che hanno frequentato quanto meno la scuola dell'obbligo.
E qui ci sarebbe da aprire una parentesi (che non apro qui ed ora) sul grado di preparazione dei ragazzi in età scolare. Dico solo che arrivano genitori, a comprare materiale scolastico, con biglietti scritti dai propri figli di V elementare o più che hanno bisogno di essere interpretati prima di poter essere servite. Per non parlare di quelle maestre (giuro, è vero!) che scrivono sui diari libbro (sì, proprio con due b)!
Ma torniamo al nostro discorso. La cosa, dicevo all'inizio, ha i suoi risvolti umoristici e quelli meno da ridere. E mi fa pensare che la nostra società sta tornando agli anni '50, quando nei piccoli paesi si andava dal parroco o dal farmacista per farsi scrivere la lettera alla morosa o al cugino in Argentina. Peccato che siamo nel 2011 e Vercelli faccia quarantamila abitanti.
Secondo argomento del giorno. Avevo anticipato che in questo periodo, causa (benvenuto) lavoro extra, avrei avuto poco tempo da dedicare al mio e ai blog amici. Per cui ora mi metto in pari e segnalo alcune cosette interessanti. E nel contempo faccio ammenda e chiedo scusa ai diretti interessati del ritardo.
1. La prima è sicuramente il progetto-Gemini, lanciato dalla Pyra Edizioni e di cui il mio amico Glauco Silvestri è il curatore.
Qui si fanno le cose sul serio. La nascente casa editrice del sicilianissimo Giuseppe Tararà ha deciso di rilanciare i fasti della fantascienza italiana attraverso la pubblicazione di una collana (chiamata appunto Gemini) a cadenza trimestrale, con ebook dal costo di circa tre euro (un prezzo quindi abbordabilissimo) e che accoglieranno cinque racconti inediti di autori italiani. E la cosa interessante è che gli autori possiamo essere ognuno di noi! Perché chiunque può mandare agli indirizzi che troverà nei link segnalati un proprio racconto e, se supererà il severo giudizio degli addetti, se lo vedrà non solo pubblicato, ma addirittura adeguatamente pagato! Quale casa editrice oggigiorno pubblica ancora pagando i racconti? Il tutto perciò in pieno stile americano anni '40-'50, gli anni della nascita della fanzine di SF e della SF in generale. E speriamo che quest'esperimento abbia per noi gli stessi frutti abbondanti. Le premesse ci sono tutte.
2. E restiamo in campo di SF, il mio primo amore letterario. L'idea, questa volta, è di Angelo Benuzzi. Il toscanaccio vuole chiamare a raccolta gli appassionati di autori come Asimov, Dick, H.G. Wells, C. Simak... e qui mi fermo perché ognuno ha i propri beniamini e non voglio scontentare nessuno. Per adesso c'è un concorso a cui possono partecipare tutti (ma affrettatevi perché mancano pochi giorni alla chiusura dei termini) per trovare un logo e un simbolo che diventeranno poi i segni distintivi dell'iniziativa vera e propria.
3. Ultima (ma non ultima, come si suol dire) segnalazione è per Alex Girola, che ha iniziato Borgo Pliss, un blog book tutto nuovo che promette bene. Ma d'altra parte da un maestro della novel non ci si poteva aspettare nulla di meno.
Penso che per oggi possa bastare. E se avete avuto la pazienza di arrivare fin qui, vi beccate il mio buon fine settimana! Satelliti cadenti permettendo!
TIM
(mi scuso con tutti voi per gli inserimenti non voluti né, sicuramente, graditi di una criminale azienda di non so cosa che continua a infestarmi il blog con link di presunti premi vinti. Ho visto che anche altri sono stati preda di questa gente incivile e immeritevole di stare al mondo, peggio di una carogna in putrefazione. Io non so come fare a eliminare i link, perciò non mi resta che aspettare che vadano al diavolo da soli.)

mercoledì 21 settembre 2011

Valori da buttare

qui
Ecco un esempio di un'Italia da buttare, di un'Italia bigotta, che ha fatto crescere generazioni con la convinzione che l'apparenza serva più della sostanza; che Dio, Patria, Famiglia sia ancora lo slogan del progresso (che forse nessuno se ne frega di cosa possano significare quelle tre parole, ma uno straccio di slogan bisogna pure avercelo); che il papa col suo codazzo ammuffito e maleodorante (sto generalizzando) possano dettare la politica di uno stato (vedi, per esempio le non-leggi sull'eutanasia, il testamento biologico, ecc.).
L'esempio di un'Italia dove l'uomo è un numero (tessera sanitaria, codice fiscale, tessera di partito o di sindacato, elettorale...) come sono numeri i litri di benzina consumati dal tale modello di auto o gli spettatori del talk show del sabato sera: servono solo a capire se si può vendere di più e come.
Siamo diventati un esperimento, cavie di un mercato che ha inglobato menti e coscienze, ha obnubilato passioni (non quelle sportive!) e dove l'amore è solo la trama di una brutta fiction. Dove tutto è stato falsificato.
Dove chi cerca di tenersi a galla è chiamato disfattista perché si permette di blaterare contro le persone perbene che guidano questo paese, contro chi costruisce (?) invece di demolire; che si prende la licenza di far finta di non vedere le opere di volontariato che sono le colonne portanti di questa società caritatevole e misericordiosa (e meno male che ci sono, perché se aspettavamo lo stato!?).
L'esempio di un'Italia di chi non ammette che si possa dire impunemente che i giovani che vanno in discoteca cercano solo di sballarsi anche solo perché ascoltano la musica a volume impossibile e che se questa è la gioventù (o quella delle curve calcistiche, o quella degli aperitivi a oltranza tutte le sere, o quella... ), ho paura di pensare che un domani quello possa essere il mio medico o il mio avvocato.
Gramsci annotava che scrivere la storia di un partito politico non è raccontare di quel segretario o elencare tutti i suoi congressi o riportare i voti ricevuti nelle varie elezioni. Scrivere la storia di un partito politico, diceva, vuol dire raccontare da quale istanza, da quale classe sociale è nata l'esigenza di riunirsi e, insieme, darsi un nome e un simbolo.
Mi chiedo (e vi chiedo): quale dei nostri attuali partiti può dire di essere nato perché l'ha voluto la gente? O, di più: c'è ancora gente che vorrebbe riunirsi e darsi un nome e un simbolo?
Se qualcuno c'è, ne ha voglia ancora, forse si può abbattere l'Italia che non ha permesso alla signora Rossana Podestà di restare accanto al suo uomo fino a vederlo chiudere gli occhi per sempre.

TIM

martedì 20 settembre 2011

Quanto lontano possiamo ancora guardare?

qui
Voi non riuscite a vedere (tramite questo post) gli occhi di un disoccupato che viene nel mio negozio a fare il fax con il curriculum per una richiesta di lavoro.
Io sì. E tutti i giorni. I suoi e quelli di tanti come lui.
Sono occhi tristi, vuoti, degni di un racconto di Altieri sulla fine della civiltà; occhi di chi non guarda più l'orizzonte, ma si accontenta di sbirciare a due tre-passi dai propri piedi. La differenza è che i personaggi di Altieri nascono, vivono e muoiono sulle pagine di un libro; dall'altra parte del mio bancone ci sono uomini e donne in carne ed ossa.
E dietro di loro, non metaforicamente, ci sono famiglie con figli (perché un disoccupato di 35-40 anni ha una famiglia, che si è costruita con sacrifici quando ancora un lavoro ce l'aveva), figli che vanno a scuola, per i quali lui deve spendere 300 euro di libri per mandarli in prima media, che lo stato ti obbliga a frequentare (giustamente), ma per la quale non ti paga i libri, né l'occorrente per studiare.
E lo stato, in fin dei conti, non si preoccupa nemmeno se sei disoccupato: l'importante è che gli fai la tua bella domandina per avere la (eventuale) disoccupazione, che non rompi molto con manifestazioni e sassate contro qualche simbolo del potere economico e finanziario, che -se riesci- ti trovi un qualche lavoro in nero, così che lui non debba pensarci più. O che mandi un fax per implorare un lavoro da qualcuno.
Lo stato ha altri problemi. Deve ripagare i debiti di bilancio, come se dire: non devo più niente a nessuno, significhi: è tutto ok.
E no, non è ok, perché anche se tu, stato, azzeri i debiti, con cosa vai avanti adesso se non c'è chi produce?
E' come se il mio disoccupato ricevesse una bella eredità che gli permettesse di saldare il mutuo, i prestiti, le bollette arretrate. Ma da oggi in avanti, come farà la spesa? Con quali soldi se non produce e non ha uno stipendio?
In settimana la Grecia deve cominciare a restituire gli interessi dei debiti fatti col mondo. E i soldi non ce li ha. E poi a ruota toccherà alla Spagna, al Portogallo, all'Irlanda, all'Italia. E se nessuno pagherà, cosa succederà? Dovremo dichiarere fallimento? Vuol dire che diventeremo proprietà di qualcun altro? E di chi? Chi c'è dietro quelli che ci hanno prestato questi soldi? Banche private, finanziarie, stati esteri,speculatori più o meno occulti? Perché io voglio sapere chi ho foraggiato finora e come andranno spesi i soldi degli interessi che gli darò.
Forse questo non interessa al mio amico disoccupato, che comunque non è un numero o un oggetto, ma ha un nome e cognome e, quando era piccolo, aveva tanti sogni da realizzare guadagnandoseli onestamente col lavoro delle proprie mani. Ha altri problemi lui, molto più impellenti.
A me invece interessa, perché un domani potrei essere al suo posto; e vorrei sapere sin da ora nelle mani di chi mi sto mettendo.
Comunque Stefania Bivone ha vinto Miss Italia. E siamo tutti più contenti. Solo che ci preoccupa l'Inter, Gasperini è in bilico e se non vince la prossima partita perde il posto (anche lui!). Chissà se lo vedrò dall'altra parte del mio bancone a fare un fax?
TIM
(Curiosità dell'ultim'ora. Ho appena fatto un fax per il saldo di un prestito fatto per finanziare... le spese di un funerale. Lasciamo debiti anche dopo morti.)

sabato 17 settembre 2011

Una domandina facile facile

Se vogliamo ammettere che la misura è colma, che la politica -ufficiale- ci ha nauseato, che la situazione economica è senza ritorno, che... aggiungete un po' voi (e sempre se vogliamo ammettere che sia così), essendo in tempo di scuola, vi do' una traccia da sviluppare; massimo una cartella, sono ammessi tutti gli stili letterari (e anche le parolacce e le invettive):

SU QUALI BASI VORRESTE FOSSE RI-FONDATA LA NOSTRA SOCIETA'?

Per rendervi meno gravoso e più gradito il compito, un fermo-immagine del nostro tempo, anche se scritto nel 1976. A seguire c'è anche la musica:

EAA ma come andiamo forte
eaa ormai nessuno ci può fermar
  EAA giù per la discesa
  eaa ormai nessuno ci può fermar
EAA dritti verso il burrone
eaa ormai nessuno ci può fermar
  EAA ho parlato col conducente
  e mi ha detto in un orecchio
 che ha i freni rotti e che non vanno più
EAA mi hanno detto che non è sua la colpa
ma che lui farà il suo dovere fino in fondo
e poi si vedrà
  EAA giù per la discesa, dritti verso il burrone
  ormai nessuno ci può fermar
EAA mi sono distratto per un momento
e il conducente ha premuto un bottone
e si è catapultato giù.
  EAA ma chi se lo aspettava
  che era un pullman così attrezzato
  che quello si catapultava giù
EAA gli altri continuano a intonare cori
non si sono ancora accorti di niente
e continuano a cantar
  EAA vorrei prendere io in mano il volante
  però poi ripensandoci bene
  ma chi me lo fa far
EAA qui le cose si mettono male
quasi quasi premo anch'io quel bottone
e mi catapulto giù
  EAA ma come vanno forte
  non si sono ancora accorti di niente
  e continuano a cantar
 



(Com'era avanti certa gente!)
Anche se non si direbbe, questo è un post molto serio.
Vi aspetto.

TIM

giovedì 15 settembre 2011

mercoledì 14 settembre 2011

11 settembre 2011: 23.000 morti

rubata qui
Vi ho anticipato ieri mattina una breve pausa... causa lavoro.
Ma prima di lasciarvi orfani del mio sigaro, volevo riprendere un attimo il commento fatto sul blog di Nick.
In margine alle commemorazioni dell'11 settembre, un gesto terroristico affibbiato ad uno dei tanti terroristi del mondo e della storia, mi chiedevo come mai facciamo tanto clamore e celebrazioni e pianti e discorsi altisonanti per quelle 3000 persone, quando nel mondo ogni giorno muovono 23000 bambini solo per fame e sete.
Nel primo caso abbiamo individuato il cattivo di turno, quello che fa da paravento alle nostre mancanze, che abbiamo armato con le armi prodotte dal nostro occidente integralista (nei confronti delle nostre idee di democrazia, religione).
Nel secondo la colpa non è del terrorismo (nessuno spara o getta aerei e bombe), ma di...
Già, di chi è la colpa?
Della cielo che non manda l'acqua? Della terra che è troppo arida e non produce belle palme da mettere in giardino vicino alla piscina a forma di cuore? E' dei bambini che sono poveri e sporchi e neri e non vogliono migliorare la propria condizione?
Mi sa che ci dobbiamo pensare.
E quanto alla commemorazione, io un'idea me la sono fatta del perché non ci siano manifestazioni e dirette televisive che ogni tanto ricordino questo massacro terroristico quotidiano: non si trova nessuno sponsor disposto a pagare uno spot da inserire tra una raffica di idiozie del direttore Minzolini e una tetta della presentatrice Simona Ventura.

TIM

martedì 13 settembre 2011

Comunicazione di servizio (si dice sempre così!)

rubata qui
Causa lavoro (emmenomale!) per qualche giorno sarò invisibile. Ma invisibile non vuol dire assente, vuol dire solo che io ci sono, io vi vedo e vi leggo; ma voi non mi vedete.
Sarò un po' quello che scruta dal buco della serratura delle vostre coscienze sporche (o sporche coscienze?).
Perciò: attenti!

(Non avevo una foto estiva della Gelmini, così vi beccate una Carfagna d'annata. Che forse nel cambio ci guadagnamo.)


TIM

giovedì 8 settembre 2011

Dietro le quinte del Sick Building Syndrome

Dal nostro inviato Tammaro Scapece della redazione di Castellammonte di Stabia.

Enorme successo ha suscitato ieri sera a Villa Gatto-Borghi la registrazione della puntata della fiction La Casa che gli fumano, del regista Davide soggrandeio Mana. La sceneggiatura dell'episodio, di Tim Guerrini, prevedeva che i due personaggi superstiti, il monaco Shlomo (impersonato da Benny DeLamorte) e Hans lo sciancato (Bob Bossis), stazionassero davanti alla villa epicentro della storia e con aria interrogativa (del tipo: ma che ci sto a fare qui?) guardassero la casa per circa dieci minuti. All'inizio si trattava solo di quattro, ma poi il montatore Agostino Sferrazza (celebre per aver tagliato scene -e non solo- ai più grandi registi) ha fatto notare che la censura di alcune parti ritenute scabrose da Mons. Massimiliano Celoduro (specie quelle in cui Don Simone si apparta con suor Erminei) avrebbero richiesto l'aggiunta di alcuni fotogrammi per raggiungere la lunghezza voluta dalla Futuro Sereno, nota ditta di pompe funebri e coproduttrice della fiction.
Le normali schermaglie tra gli attori protagonisti ('brutto fr...o' rivolto a DeLamorte e 'alcolizzato del c...o' detto in risposta dallo stesso a Bossis) hanno infiammato gli animi dei fans presenti, causando anche qualche tafferuglio prontamente sedato da Santini e Santonastaso, i due personaggi della fiction calatisi perfettamente nella parte fino a decidere di cambiare mestiere ( 'e meno male' pare sia stato il commento di qualche collega attore presente).
Momenti di panico si sono avuti quando un gruppo di uccelli (pare iscritti alla CGIL) ingaggiati per far parte dello stormo che sorvola la Villa, hanno protestato scaricando su Bob Bossis quantità ingenti dei propri residui intestinali. In un comunicato hanno motivato il loro gesto di protesta con la mancata consegna di tre chili di mangime prima dell'inizio della registrazione.
Un simpatico siparietto, molto gradito alle ammiratrici di Benny DeLamorte, ha movimentato anche i momenti finali. L'attore, infatti, nel momento di sfilarsi platealmente il saio, ha rivelato di aver dimenticato (?) di indossare indumenti intimi. Qualche imbarazzo da parte dell'attore e sonore risate da parte della troupe (pare che DeLamorte sia famoso per le 'misure' non proprio conformi alla media).
Appuntamento tra qualche giorno, per le riprese dell'ultima puntata.

Tammaro Scapece

 TIM

mercoledì 7 settembre 2011

Una risata al giorno...

Se non è satira questa!?
C'è realtà, cronaca, sociologia e divertimento!
Complimenti a S.V.D.P.!
TIM
(La foto non c'entra niente, ma la Lancia Stratos è un mito!)

lunedì 5 settembre 2011

L'anno prima del bicentenario, di Ariano Geta. E una segnalazione

Ho conosciuto Ariano sin dai miei primi passi nel mondo dei blog, quando pensavo che gestirne uno facesse figo, fosse un segno distintivo, una cosa che metteva un gradino sopra gli altri. Poi ho scoperto che ce l'hanno tutti, anche solo per dire che la propria gatta è in calore e, soprattutto, che era una cosa spesso faticosa e comunque molto impegnativa.
Ora ho ben fermo in mano il timone della navicella (inteso come 'piccola nave') e tiro per la mia strada.
In tutto questo cammino di tre anni (ebbene sì, il 2 di questo mese Il Garage di Demetrio ha compiuto 3 anni!) ho messo insieme un variegato mondo di amici blogger, che nel corso del tempo hanno anche a volte cambiato la propria di rotta: da scrittori emergenti a impegnati filosofi, da convinti scrittori di FS a narratori mainstream (non badate a quello che ho scritto: è solo che non volevo fare riferimenti particolari e ricnoscibili).
Ariano l'ho conosciuto attraverso il racconto 3A Investigazioni, ma soprattutto sono stato stregato da L'ultimo Libro del Maestro. E proprio quel libro, Ariano mi chiese di guardare con gli occhi di un lettore neutrale.
Lavorare su un testo dell'orientalista-contabile di Civitavecchia è stato per me un piacere, perché mi ha fatto scoprire come lavora uno scrittore, come costruisce le frasi, le scene, i personaggi.
E ora quest'ultimo lavoro L'anno prima del Bicentenario.
Devo confessare di aver versato una lacrimuccia quando un giorno di qualche settimana fa arriva il corriere e mi lascia un pacchetto che, capisco appena vedo il mittente, viene da S.V.D.P.. All'apertura trovo la sorpresa di una copia del suo ultimo libro e, in prima pagina sotto il titolo, la dedica a quest'umile cartolaro, meridionale con passaporto italiano, a cui piace leggere e, a volte, dare un'occhiata ai lavori degli amici.
Ma mettiamo da parte i sentimentalismi e parliamo del libro.
Ecco il riassunto che ne fa Ariano:
Anno 2060. Fra pochi mesi si festeggia il bicentenario dell’unità d’Italia. La vita procede come sempre: Dario scrive sul suo blog, la sua vita è controllata dai servizi segreti, la sua ragazza parteciperà a un programma televisivo, il governo rafforzerà l’alleanza con il Sudan e il Turkmenistan, tutti si preoccupano di non morire per il superstress senza dare troppo peso a ciò che accade nelle Zone Non Controllate...
Che dire? Questo romanzo presentato per il concorso ilmioesordio, è un esperimento.
Esperimento per lo stile quasi da sceneggiatura, che ad una prima lettura mi sembrava rompere il filo del racconto, ma che invece, riletto con calma, da' il senso di una vicenda calata in una società ipertecnologica, ma soprattutto sull'orlo di un baratro (anzi forse ormai dentro), umano, sociale ed ecologico: quadretti, spezzoni di un'unica storia.
Esperimento per i contenuti che si allontanano dagli altri lavori di Ariano, fondendo fantascienza e romanzo sociale, un passo nel futuro e uno nel presente della nostra società dove ognuno pensa a sé e c'è chi (purtroppo) pensa a posto di tutti (ma questa è una realtà che già da molti anni permea la nostra società).
L'anno prima del bicentenario non manca di punti in ombra (come ho anche scritto a lui nel mentre andava la revisione): qualche personaggio forse di troppo (un testo così breve richiederebbe, a mio modesto parere, pochi personaggi e centrali), la sensazione che manchi qualcosa che renda il racconto veramente unitario (ma è solo una sensazione, perché la storia viaggia bene sulle proprie gambe); un finale leggermente 'tagliato'. Sono solo impressioni le mie, dettate più da una mania di perfezione che da una vera critica.
Devo anche confessare di non aver riletto a fondo la versione finale, quindi può essere che qualche modifica dell'ultim'ora mi sia sfuggita e io stia dicendo solo castronerie.
Comunque questa novella di Ariano Geta è da consigliare, e lo faccio con tutto il cuore.
Per me è sicuramente un placet. E il voto non può essere che un 8 pieno.
A dispetto dei giudici del concorso che, probabilmente, non hanno molto apprezzato.
Visto che sono in tema di amici blogger, devo segnalare anche il concorsino di Alex Girola. Ci ha promesso che cose come questa saranno abbastanza frequenti nei prossimi tempi; e mi sembra una cosa interessante, perché stimolano gli scribacchini che sonnecchiano in noi. A quaeto proposito segnalo proprio il contributo di Ariano che è apparso oggi sul suo blog.
E' tutto.
TIM


giovedì 1 settembre 2011

Storie di ordinaria quotidianità

rubata qui
Così si continua a vivere e morire nell'Italia che fa i suoi ultimi affari.
Ma cosa ci è successo? E quando è cominciato?
TIM
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